Le ultime tre vittime ieri a Nasiriya. I dimostranti chiedono le dimissioni del governatore Nazel al-Qaeli per il peggioramento delle condizioni sociali ed economiche
della redazione
Roma, 27 febbraio 2021, Nena News – Uccisi dalle forze di sicurezza irachene. E’ un film già visto troppe volte in Iraq dove ieri a Nassiriya (sud del Paese) tre dimostranti hanno perso la vita nelle proteste anti-governative. Secondo i medici, le uccisioni di ieri portano a 5 il numero dei manifestanti ammazzati dalle forze di sicurezza la scorsa settimana. Decine i feriti.
Le proteste degli ultimi giorni sono causate dalla seconda ondata del Coronavirus e dalle nuove restrizioni che hanno ridotto sul lastrico centinaia di migliaia di iracheni. I dimostranti si sono riuniti giovedì fuori il principale palazzo governativo di Nasirya per chiedere le dimissioni del governatore Nazel al-Qaeli per il peggioramento dei servizi pubblici. La tensione è salita subito alle stelle: i manifestanti hanno infatti lanciato pietre alle forze della sicurezza che hanno risposto sparando – riferisce l’agenzia Afp – prima in aria per disperdere la folla. Ma poi hanno colpito direttamente i manifestanti come il numero dei morti e feriti dimostra chiaramente.
Le condizioni di vita in Iraq stanno sempre di più peggiorando: decenni di guerra, corruzione governativa e una penuria di investimenti hanno ridotto il Paese in ginocchio, manca acqua, l’elettricità e i servizi pubblici sono in condizioni penose. Emblematico il fatto che molti nuclei familiari hanno a disposizione solo poche ora di elettricità al giorno e dispongono di acqua del rubinetto inquinata.
Una crisi sociale ed economica che va avanti da tempo e che ha già prodotto mobilitazioni in passato, in particolar modo verso la fine del 2019 quando la frustazione per l’intero sistema governativo corotto ha portato alla nascita di un ampio e variegato movimento di protesta sia nel sud del Paese che a Baghdad. Un movimento che ha provato a scardinare il settarismo e ha chiesto la rimozione dell’intera classe dirigente ponendo al centro il pluralismo e la giustizia sociale.
Temi “pericolosi” per il potere che ha reagito alle occupazioni di piazze e strade con una brutale repressione: da allora sono stati uccisi circa 600 manifestanti. Senza dimenticare poi gli assassini politici per i quali non c’è stata ancora giustizia. E se le proteste sono diminuite lo scorso anno nel Paese causa Covid, è pur vero che le mobilitazioni sono tornate nel sud. Le manifestazioni e le uccisioni di questi giorni giungono a meno di due settimane dalla visita di Papa Francesco nel Paese, la prima di un pontefice in Iraq. Nena News