In nottata è stato colpito il tempio sciita di Sayyid Mohammed a Balad (70 km da Baghdad). Il premier al-Abadi azzera i vertici militari e di intelligence. Sale a 292 il numero delle vittime di domenica: la maggior parte dei cadaveri non è stata ancora identificata
della redazione
Roma, 8 luglio 2016, Nena News – Ancora un nuovo massacro firmato “Stato Islamico” (Is) in Iraq dopo quello devastante di domenica. Ieri notte i jihadisti dell’autoproclamato “califfato” hanno attaccato il tempio sciita di Sayyid Mohammed a Balad (70 chilometri da Baghdad) uccidendo almeno 35 persone e ferendone 65.
Secondo le prime ricostruzioni, l’attacco sarebbe avvenuti in tre tempi. In un primo momento gli uomini di al-Baghdadi hanno sparato colpi di mortaio in direzione del luogo religioso. Poi sono arrivati tre attentatori suicidi che, prima di farsi saltare in aria vicino al mercato situato nei pressi del tempio, hanno sparato a chiunque fosse nelle loro vicinanze. Quindi, poi, sono arrivate le esplosioni degli uomini-bomba: due, e non tre, perché uno dei kamikaze è stato ucciso prima che potesse attivare la sua cintura esplosiva.
L’attentato di ieri ha ancora una volta mostrato le falle della sicurezza irachena: secondo quanto ha raccontato il giornalista iracheno Ali Jabouri alla tv panaraba al-Jazeera, i jihadisti avrebbero superato infatti i blocchi di cemento posti per proteggere il tempio fingendosi membri delle Unità di mobilitazione popolare (Ump), la forza sciita impiegata da quasi due anni nella lotta contro l’Is.
Il massacro di ieri ha avuto immediate conseguenze militari e politiche. Le autorità irachene hanno imposto il coprifuoco a Balad e nelle città vicine di Samarra e Dhuluya nel tentativo di evitare nuove vittime civili. Dispiegati nell’area, inoltre, numerosi combattenti dell’Ump che, in base a quanto riferiscono alcuni residenti, avrebbero già arrestato diversi “sospetti”. Politicamente, invece, il primo ministro Haider al-Abadi – verso il quale da tempo è indirizzata la rabbia popolare per le continue mattanze di civili ad opera dello Stato Islamico – ha provato a mostrare i muscoli licenziando una serie di alti ufficiali della sicurezza e dell’intelligence. Tra questi, il capo delle operazioni a Baghdad, Abdel Amira Ash-Shammari. Ancora sconosciute le generalità degli altri vertici militari licenziati.
Ad approfittare politicamente di quanto accaduto è l’influente religioso sciita Moqtada as-Sadr che ha chiesto alle Brigate della Pace – il braccio armato dei suoi sostenitori – di recarsi a Balad al più presto possibile per coordinarsi con le forze di sicurezza in modo da garantire la sicurezza del tempio sciita.
L’attacco di ieri notte è giunto poche ore dopo che la ministra della Salute irachena, Adila Hamoud, aveva aggiornato a 292 il numero dei morti del massacro avvenuto domenica a Baghdad. Una mattanza di dimensioni gigantesche per la quale, ha detto Hamoud, ci vorranno 15-45 giorni per identificare tutte le vittime e restituire alle famiglie quel che resta dei loro corpi. Un’attesa snervante che già ha scatenato la rabbia di migliaia di cittadini in attesa da giorni di sapere quale sia stato il destino dei loro cari.
Proseguono intanto le indagini sul perché ci siano state così tante vittime civili (quello di Karrada è stato tra i più sanguinosi attacchi jihadisti registrati nel Paese). Intervenendo in una conferenza stampa convocata, il General maggiore della polizia irachena, Talib Khalil Rahi, ha provato ieri a ricostruire i fatti: un attentatore suicida ha fatto saltare in aria un minibus riempito di esplosivo e nitrato di ammonio. L’esplosione ha ucciso un numero di persone “limitato”, ma le fiamme che ha generato hanno intrappolato decine di persone presenti all’interno dei negozi che non sono riuscite a scappare anche a causa della mancanza di uscite di emergenza. La maggior parte di loro, dunque, sarebbe morta carbonizzata e perciò sarebbe difficile da identificare.
L’attentato di Karrada ha portato alle dimissioni del ministro degli Interni Mohammed Ghabban (accettate dal premier al-Abadi). In una nota, Ghabban ha spiegato che la sua decisione deriva dalla “divisione [politica] sulle riforme relative alla sicurezza e dall’assenza di servizi di sicurezza coordinati”. Le autorità irachene, inoltre, hanno annunciato martedì l’esecuzione di cinque “terroristi” e l’arresto di 40 “sospetti” militanti jihadisti. Nena News