Il premier iracheno al-Abadi esulta: “Vittoria non solo nostra, ma di tutto il mondo”. La Francia, intanto, si dice pronta a mediare la crisi nel Kurdistan. In Siria, invece, l’esercito siriano e i suoi alleati avanzano ad al-Mayadeen. L’osservatorio siriano (vicino all’opposizione) denuncia: “Strage di civili russi tra mercoledì e oggi”
della redazione
Roma, 6 ottobre 2017, Nena News – Ieri il governo iracheno ha annunciato la liberazione di Hawija, l’ultimo bastione urbano dell’autoproclamato Stato Islamico (IS). L’operazione di esercito, polizia e milizie sciite – definita dal premier iracheno al-Abadi una “vittoria non solo per l’Iraq, ma per tutto il mondo” – ha messo fine a una delle più lunghe occupazioni islamiste in Iraq (iniziata nell’estate 2014) e, nei fatti, schiaccia a ovest, verso il confine siriano, quel che resta in Iraq del “califfato”.
La vittoria per Baghdad è significativa, ma anche difficile da gestire: la città, a 46 km dalla ricca Kirkuk, si trova sulla strada per Mosul e quella per Baghdad; è una delle più importanti zone agricole irachene ed è, soprattutto, roccaforte della protesta sunnita contro la sciita Baghdad. Ora si ritrova devastata dopo tre anni di controllo dello Stato Islamico e nel mezzo del conflitto interno (per ora solo a parole) tra Erbil e governo centrale. C’è poi da considerare la situazione dei civili: l’Onu ha dichiarato nei giorni scorsi che 12.000 abitanti della città sono scappati durante l’offensiva e di aver predisposto per questo motivo campi di emergenza pronti ad accogliere più di 70.000 persone in fuga dalle violenze della guerra.
Sul piano diplomatico, intanto, il presidente francese Macron ha detto ieri di voler mediare la crisi tra il governo centrale iracheno e quello regionale del Kurdistan (Krg) scoppiata lo scorso mese dopo il referendum di Erbil per l’indipendenza. Incontrando a Parigi il premier iracheno Haider al-Abadi, Macron ha dichiarato che la Francia lavorerà per la stabilità dell’Iraq e “contribuirà attivamente agli sforzi dell’Onu, se Baghdad lo desidera”. Dal canto suo, al-Abadi ha ribadito che la “secessione [voluta dal Krg] è inaccettabile”. “Non vogliamo scontri, ma l’autorità federale deve prevalere” ha poi affermato. Per questo motivo il premier ha invitato le autorità curde a lavorare insieme a quelle centrali per evitare una escalation del conflitto: “L’Iraq appartiene a tutti gli iracheni” ha concluso. Una frase, quest’ultima, condivisa anche dai parlamentari iracheni che, poco prima del referendum, approvarono una risoluzione che giudicava il voto referendario una “minaccia alla pace civile e alla sicurezza regionale” autorizzando al-Abadi a prendere tutte le “necessarie misure” per mantenere i confini iracheni.
Proseguono i combattimenti in Siria. Oggi, riferiscono fonti militari, l’esercito siriano e i suoi alleati sono avanzati in direzione della città di Mayadeen (nella parte est della Siria) e ormai sarebbero vicini a quella che viene considerata attualmente la principale base dell’Is. I progressi bellici avrebbero però avuto un caro prezzo in termini di vite umane: secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdi), ong di stanza a Londra e vicina all’opposizione, i jet da guerra russi hanno ucciso stanotte 14 civili in fuga sul fiume Eufrate. Tra le vittime, ci sarebbero anche 3 bambini. I morti di oggi fanno il paio con la strage denunciata mercoledì sempre dall’Osservatorio avvenuta ad al-Ashara (vicina a Deir Ezzor) dove sono stati uccisi dai caccia di Mosca 60 civili mentre provavano a scappare su gommoni di fortuna e barche. L’ong fa sapere che settembre è stato tra i peggiori mesi del 2017 in Siria: almeno 3.000 persone (di cui 955 non combattenti) sono morte a causa dei bombardamenti siriani e russi.
Non si riesce ancora a chiudere la partita di Raqqa, la ex “capitale” siriana dell’Is. Intervistata da radio France Inter, oggi la ministra alla difesa francese Florence Parly ha parlato di “questione di settimane”. “E’ una battaglia difficile e lenta – ha precisato – ma tuttavia efficace”. Lo scorso mese le forze democratiche siriane sostenute dagli Stati Uniti avevano annunciato di aver liberato il 90% della città. Nena News