Nella provincia di Anbar, l’ISIL assume il controllo della diga e blocca l’acqua dell’Eufrate che rifornisce le province a Sud. L’esercito promette un intervento immediato. Attaccato il convoglio del vicepremier.
dalla redazione
Roma, 12 aprile 2014, Nena News – Mancano due settimane alle elezioni parlamentari irachene, le prime a svolgersi senza la presenza delle truppe statunitensi. La tensione non è mai stata tanto alta e il livello di violenza interna tocca ogni giorno nuove punte. Ieri il vice premier Saleh Mutlaq è sfuggito all’attacco di un gruppo di uomini armati, che hanno aperto il fuoco contro il convoglio su cui viaggiava a Ovest di Baghdad, vicino al distretto di Abu Ghraib.
Mutlaq non ha riportato ferite, a differenza di alcune persone che si trovavano nello stesso convoglio, come il parlamentare Zobaie. Il team di funzionari amministrativi stava compiendo un’ispezione nell’area in cui un gruppo di miliziani ha manomesso una diga, fondamentale all’approvvigionamento idrico della zona. Un nuovo fronte di scontro interno: non solo petrolio, ora l’obiettivo è l’acqua.
I miliziani hanno assunto il controllo di una diga a Ovest del Paese, impedendo alle forze militari irachene di avvicinarsi. Si tratta della diga che permette la distribuzione dell’acqua dal fiume Eufrate alla provincia di Anbar e si trova a soli 5 km dalla città di Fallujah, da dicembre occupata per metà dalle forze islamiste dell’ISIL, impegnate in durissimi scontri con l’esercito regolare per il controllo dell’area.
Il controllo della diga è stato assunto dall’ISIL a febbraio, quando i miliziani hanno occupato l’area di Nuaimiya. Nei due mesi trascorsi da allora, hanno fortificato la zona costruendo mura di cemento e posizionando sacchi di sabbia per impedire alle forze governative di attaccare. Una settimana fa i miliziani hanno deciso di chiudere otto dei dieci scarichi della diga, abbassando drammaticamente il livello d’acqua che arriva alle province a Sud, dove l’Eufrate termina la sua corsa. Ne hanno poi riaperti cinque per evitare un eccessivo accumulo d’acqua e il possibile allagamento della capitale.
Obiettivo strategico dell’ISIL è costringere il governo ad abbandonare l’assedio di Fallujah e di Anbar, chiudendo i rubinetti dell’acqua. “Usare l’acqua come arma per rendere la gente assetata è un crimine odioso – ha commentato uno dei consiglieri del Ministero dell’Acqua, Oun Dhiyab – Chiudere la diga e scherzare con l’Eufrate avrà conseguenze spaventose”. Secondo funzionari iracheni, sono già molte le famiglie che hanno deciso di lasciare le proprie case per mancanza d’acqua. Ma anche per mancanza d’elettricità: la diga infatti serve anche al funzionamento dell’impianto elettrico Mussayab che rifornisce le cittadine a Sud di Baghdad. In questo momento la potenza sarebbe crollata da 170 a 90 megawatt.
L’esercito non intende aspettare oltre e, secondo quanto riportato alla Reuters, starebbe già preparando un’operazione lampo per riprendere il controllo della diga: “Per ora stiamo sorvegliando le posizioni delle milizie vicino alla diga dall’alto – ha detto un funzionario militare – L’operazione comincerà molto presto”. Nena News