Dopo le denunce di brogli ed irregolarità il parlamento ha emendato la legge elettorale, disposto il monitoraggio da parte di un gruppo di giudici e la sospensione della Commissione elettorale
di Michele Giorgio il Manifesto
Roma, 8 giugno 2018, Nena News – Tutto sbagliato, tutto da rifare. Almeno così ritengono i parlamentari iracheni che due giorni fa, approvando alcuni emendamenti alla legge elettorale, hanno congelato per presunti brogli, le elezioni legislative in Iraq del 12 maggio. La decisione dispone il riconteggio manuale di almeno il 5 per cento dei voti espressi in tutti i seggi sotto lo stretto monitoraggio di un gruppo di giudici e la sospensione della Commissione elettorale. Domenica si riuniranno i massimi giuristi iracheni per scegliere i giudici che avranno il compito di verificare la nuova conta dei voti. Da parte sua il governo in carica darà disposizione alle agenzie di intelligence e ai servizi di informazione affinché perseguano i responsabili dei brogli.
Il 28 maggio erano già stati messi in quarantena i voti degli iracheni all’estero e degli sfollati di guerra (sunniti) che vivono in campi di accoglimento. Secondo il parlamento non restava da fare altro dopo il moltiplicarsi delle denunce di brogli. Già alla chiusura dei seggi – dove si era recato appena il 45% degli aventi diritto – diversi partiti, soprattutto sunniti e curdi, avevano denunciato irregolarità. In particolare nei governatorati di Ninive (Iraq settentrionale), Anbar (Iraq occidentale), Salah al Din (Iraq centrale) e Diyala. Il 30 maggio, la stessa Commissione elettorale irachena aveva annullato i voti espressi in 1.021 seggi sui 53.000 aperti durante elezioni. La Commissione però non accetta la decisione del parlamento. Afferma che le frodi elettorali sono state molto più limitate rispetto alla denunce. I suoi membri perciò faranno ricorso contro le modifiche alla legge elettorale che vietava il riconteggio dei voti.
Anche il premier uscente Haider Abadi ha definito un errore il parziale annullamento dei voti ma non ha mancato di rivolgere dure accuse anche all’operato della Commissione elettorale. Si aspettano più di ogni altra cosa le mosse che farà il noto religioso sciita, Moqtada al Sadr, uscito vincitore dalle elezioni alla testa di un’alleanza con la sinistra che, dando voce ai lavoratori e agli strati più poveri della popolazione e rilanciando il nazionalismo iracheno, ha rovesciato, almeno in parte, un establishment politico immutato dal 2005 e soggetto all’influenza iraniana.
La lista di Sadr aveva conquistato 54 dei 329 seggi in Parlamento. Fatah, il blocco delle milizie sciite fondamentali per la sconfitta dello Stato islamico, si era piazzato al secondo posto con 47 seggi mentre il Frointe Nasr del premier Abadi era arrivato terzo con 42 seggi. Nelle settimane passate Sadr si era impegnato a raccomandare la formazione di un esecutivo di tutti gli iracheni. Il leader sciita ieri ha creato una propria commissione d’inchiesta per fare luce su alcune misteriose esplosioni che mercoledì notte hanno scosso Sadr City (Baghdad) dove si concentrano i suoi sostenitori, provocando almeno 20 morti. Nena News