David Sheen, giornalista israeliano noto per le sue inchieste sul razzismo nel suo Paese, è stato recentemente in Italia con AssoPace per una serie di incontri pubblici
di Luisa Morgantini
Roma, 25 novembre 2017, Nena News -
Sono più di cinque anni che stai studiando il fenomeno del razzismo nella società israeliana. A cosa si deve questa scelta?
Fino a una decina di anni fa, la mia attenzione era rivolta soprattutto ai problemi dell’ecologia. Ma quando, nel 2009, Netanyahu è tornato a fare il primo ministro, ha scatenato un’ondata crescente di razzismo. Quando ho cominciato a lavorare ad Haaretz nel 2010, c’erano rabbini-capo che emettevano editti in cui si proibiva agli Ebrei di affittare appartamenti a non-Ebrei, e c’erano legislatori che tenevano adunate razziste a Tel Aviv, molestando rifugiati africani per le strade. Questi fenomeni erano più spaventosi di qualunque altra cosa avessi mai visto, più paurosi di qualunque cosa avessi immaginato. Siccome non c’era quasi nessuno che documentasse queste cose, ho capito che dovevo catturarle in video, altrimenti le persone che vivono fuori da questo paese non avrebbero creduto che ciò succedeva davvero in Israele.
Come si manifesta e quali forme assume il razzismo e l’incitamento alla violenza nei confronti delle minoranze, dei migranti, dei palestinesi in Israele nei territori occupati che tu descrivi nelle tue inchieste?
Negli ultimi dieci anni, il livello di razzismo nella società israeliana ha continuato a crescere. Cose che erano inimmaginabili solo qualche anno fa, sono ora accettate quasi senza proteste. Naturalmente, anche se la tendenza generale è quella di una crescita del razzismo, ci sono alti e bassi che dipendono dalle azioni del governo. Quando i leader israeliani incitano all’odio contro i Palestinesi, gli Africani o i pochi Ebrei che li sostengono, c’è un aumento di violenza fai-da-te contro questi gruppi.
Poi, quando il governo risponde alla rabbia razzista che aveva promosso, reprimendo questi gruppi anomali, la violenza di strada diminuisce per un certo tempo, dato che la voglia di attaccare è stata provvisoriamente saziata, sapendo che il governo è comunque agli ordini dei razzisti. Ma ben presto il ciclo si ripete, con una spirale in aumento della violenza razzista.
Come si differenzia, al di fuori dalla coalizione governativa che comprende partiti religiosi e nazionalisti, ma anche secolari, chi dovrebbe essere all’opposizione come per esempio il Partito Laburista?
Mentre il governo israeliano va diritto verso l’estrema destra, il partito laburista gli va dietro, nella vana speranza di tornare al potere gareggiando col partito di governo Likud nell’accaparrarsi i voti razzisti. Questa strategia continua a orientare il partito laburista, chiunque sia alla sua guida: da Shelly Yachimovich, a Isaac Herzog, al neo-eletto leader Avi Gabbai, che proviene dal Likud. Gli altri cosiddetti partiti centristi alla Knesset possono avere qualche battibecco con Netanyahu, ma di fronte alle critiche internazionali si comportano come i suoi esegeti, difendendo vigorosamente la sua politica.
L’unica opposizione alla destra reazionaria viene dal partito Joint List, che rappresenta i Palestinesi cittadini di Israele e il Partito Hadash (ebrei e palestinesi) ed inoltre dal partito Meretz, e questi sono gli ultimi sionisti liberali a resistere. Ma, messi insieme, questi partiti rappresentano solo il 15% dei seggi in parlamento, troppo pochi per resistere al restante 85%.
Il tuo impegno come giornalista critico delle politiche del governo israeliano ti ha visto apparire come quarto nella lista che pubblica annualmente il Centro Wiesenthal per denunciare le persone che secondo loro sono antisemite, eppure tu sei ebreo di una famiglia che è passata e perita nell’Olocausto.
Anche se credo che ‘il personale è politico’, non mi appassiona pubblicizzare la mia discendenza ebrea, perché non credo che il valore delle inchieste fatte da me o da chiunque altro possa dipendere da caratteristiche etniche o da qualunque altra definizione; perciò discuto raramente di questo aspetto. Detto questo, sarebbe difficile trovare un critico più credibile di me quanto ad autentico ebraismo. Quasi tutta la famiglia di mia madre, Ebrei polacchi, è stata assassinata nell’Olocausto nazista. La famiglia di mio padre, Ebrei georgiani, lasciò la Georgia un secolo fa, quando ci fu l’invasione da parte dell’Unione Sovietica, ed emigrò in quella che era allora la Palestina mandataria; da allora io ho vissuto in quella terra. Sono cresciuto poi in una famiglia ebrea tradizionale a Toronto, Canada, dove mi insegnavano a sostenere il sionismo politico.
Fino all’età di 25 anni ero un PEPSI, cioè un Progressista Eccetto per la Palestina, Sostenitore di Israele. Solo quando, nel 1999, mi son trasferito in Israele e ho iniziato a vedere le cose con i miei occhi, senza filtri esterni, ho cominciato a vedere lo stato e l’ideologia che lo sorregge per quello che veramente sono. Io faccio servizi giornalistici sul razzismo e su altri mali della società israeliana, come la dilagante cultura di violenza sessuale, perché queste sono forze distruttive che vanno contro i miei valori fondamentali. E continuerò a criticare queste stesse forze, in qualunque parte del mondo io viva. Sebbene non siano mai stati eletti democraticamente, il Centro Simon Wiesenthal e altre organizzazioni simili affermano di essere gli arbitri ufficiali di ciò che si può, o non si può, definire come razzismo anti-ebraico. Fanno questo per delegittimare ogni critica verso Israele o verso il sionismo politico, denigrando tutti quelli che fanno queste critiche come incorreggibili antisemiti e come “Ebrei che odiano se stessi”. E mentre fanno questo, assolvono i bianchi suprematisti e i veri razzisti come Donald Trump.
Sono un Ebreo e non odio me stesso; odio il razzismo. Sono questi gruppi di hasbara [propaganda politica] che odiano davvero gli Ebrei israeliani e lavorano per assicurarsi che non vivremo mai in pace, da eguali, col popolo palestinese e con gli altri nostri vicini non-ebrei. Per preservare Israele come uno stato suprematista dove si può andare in vacanza, sono disposti anche a rovesciare la realtà e a fuorviare la lotta contro il vero antisemitismo. Non sono gruppi anti-odio, sono gruppi di odio e meritano di essere screditati come tali.
Nella tue denunce e agli attacchi che ti vengono fatti, come reagiscono i giornalisti israeliani, trovi sostegno?
Ricevo solidarietà da alcuni dei miei colleghi giornalisti israeliani, specialmente da quelli che sono da parte loro impegnati a fare l’importantissimo lavoro di documentare l’aumento del razzismo nella società israeliana. Ma gran parte dei media israeliani stanno dalla parte della destra e preferiscono appoggiare il sionismo politico piuttosto che i diritti della stampa. E purtroppo molti dei miei colleghi liberali rimangono in silenzio quando io e altri siamo attaccati, per paura di suscitare la reazione della destra e venire attaccati loro stessi.
Quale messaggio lanci all’Unione Europea, ai suoi governi e alla società civile
Quelli che vogliono davvero vedere pace e giustizia per Israeliani e Palestinesi non possono ciecamente “sostenere ambedue le parti” o qualche cosiddetta “soluzione a due stati”. Pace e giustizia possono venire solo dall’osservazione di ciò che sta veramente accadendo sul terreno, non dall’adesione a un’ideologia vecchia di decenni e distaccata dalla realtà. Stiamo già vivendo in un singolo stato di apartheid. Il governo ha abbandonato da tempo l’idea dei due stati. Ha già espulso quasi la metà degli Africani che erano nel paese e sta apertamente contemplando piani di pulizia etnica per gli Arabi. Il popolo palestinese è ormai spossessato di tutto e troppo indebolito per potersi opporre a questa traiettoria, e gli Israeliani che vi si oppongono sono troppo pochi.
Gli Europei e altri fuori dal paese che vogliono davvero pace e giustizia devono smettere di sostenere il governo israeliano, che cerca solo di rendere normale la nostra situazione abissale e che rafforza i suprematisti ebrei. Chi invoca l’eguaglianza deve investire in quei pochi attori sul campo che danno l’allarme su ciò che sta succedendo nei territori palestinesi e all’interno della società ebraica di Israele. È importante anche notare che il governo israeliano si allea con partiti di estrema destra in ogni parte del mondo e usa queste forze reazionarie per giustificare le sue ingiustizie. Quindi voi dovete innanzitutto lottare per l’uguaglianza di diritti nelle vostre società, ma chiedere anche che questo indivisibile principio sia esteso a tutti i popoli, da tutte le parti. Se Israele è diventata una sventura tra le nazioni, voi dovete ricordare a noi cos’è la giustizia ed essere una luce per tutte le nazioni. Nena News