Il primo ministro sloveno Janez Janša, che detiene la presidenza semestrale del Consiglio dell’UE, ha partecipato a una conferenza dell’opposizione iraniana provocando la dura reazione di Teheran e Bruxelles
di Marco Siragusa
Roma, 19 luglio 2021, Nena News – Sabato 10 luglio il premier sloveno Janez Janša ha partecipato in maniera virtuale all’annuale meeting Free Iran World Summit, organizzato dall’opposizione e dalla diaspora iraniana. Nel suo messaggio video Janša ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dalle Nazioni Unite sulle esecuzioni di migliaia di prigionieri politici eseguite nel 1988 dal regime guidato dall’Ayatollah Ruhollah Khomeyni. Una richiesta arrivata poche settimane dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica Islamica, Ebrahim Raisi, accusato di aver partecipato al massacro.
L’intervento del premier sloveno ha scatenato immediatamente un’ondata di critiche e dure reazioni. Teheran ha convocato l’ambasciatore sloveno per chiarimenti mentre il ministero degli Esteri ha rilasciato una dichiarazione con cui definisce le parole di Janša “inaccettabili e poco diplomatiche […] contrarie allo spirito delle relazioni bilaterali tra i due paesi”.
Ben più sorprendenti sono state però le reazioni interne alla stessa Unione Europea, rappresentata nei prossimi sei mesi proprio dalla Slovenia. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, dopo aver sentito telefonicamente il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ha voluto sottolineare come le posizioni di Janša “non rappresentano quelle dell’Unione Europea” e della sua politica estera. Una presa di distanza decisa che scredita il premier sloveno ma che mostra tutte le crepe interne all’UE.
Il gruppo al Parlamento Europeo dei Socialisti e Democratici ha pubblicato una nota in cui si dice “scioccato per le posizioni espresse dal primo ministro sloveno” e per la sua partecipazione ad un meeting organizzato dal Consiglio nazionale della resistenza dell’Iran (CNRI), noto anche come Organizzazione dei Mujaheddin del Popolo dell’Iran (MEK), fino al 2009 inserita dall’UE nella lista delle organizzazioni terroristiche. Il portavoce dei Socialisti, Tonino Picula, ha parlato della partecipazione al summit come di un gesto “estremamente irresponsabile e grave che indebolisce gli sforzi in corso per rilanciare l’accordo nucleare con l’Iran”.
Il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea si era aperto per la Slovenia con un duro scontro, a favore di telecamere, tra le massime cariche istituzionali europee e Janša, noto per la sua estrema vicinanza a gente come Viktor Orban e Donald Trump. Alla conferenza di inaugurazione dello scorso 6 luglio a Lubiana, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli non aveva perso l’occasione per criticare il pessimo stato di salute della libertà di informazione e di opinione in Slovenia. Una critica rifiutata da Janša secondo cui “in questo momento non c’è nessuna repressione dei giornalisti”. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen si era invece concentrata sui limiti relativi all’indipendenza della magistratura, tema su cui Janša aveva già avuto un duro scontro con il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans che si era persino rifiutato di partecipare alla tradizionale foto di gruppo.
Questi episodi sono solo la punta dell’iceberg di un conflitto interno all’Unione Europea. Da una parte il cosiddetto “Gruppo di Visegrad” (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), accusati di derive autoritarie e fortemente criticate per l’attacco condotto contro la comunità LGBT+. Lo sloveno Janša, pur non appartenendo formalmente al quartetto, ha dimostrato di essere molto più vicino alle tendenze sovraniste e antidemocratiche espresse soprattutto da Ungheria e Polonia. Dall’altro lato, la stragrande maggioranza dei paesi membri e delle istituzioni europee che, come dimostrano i continui scontri delle ultime settimane, si sono dette pronte ad avviare già in settimana la procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria proprio per la nuova legge anti-Lgbt+.
Visti i presupposti e la falsa partenza, i prossimi sei mesi di presidenza slovena rischiano di portare lo scontro ad un livello ancora più alto. Esattamente il contrario di quello che viene solitamente richiesto a chi formalmente rappresenta l’Unione Europea.