La partecipazione di truppe kosovare, anche se molto limitate nel numero, alla missione nel paese del Golfo è stata fortemente voluta dall’alleato statunitense che mira a fare delle forze armate di Pristina un vero esercito, possibilità che ha provocato la reazione della Serbia
di Marco Siragusa
Roma, 11 marzo 2021, Nena News – Con una cerimonia ufficiale svoltasi il 9 marzo nella caserma Adem Jashari di Pristina, il Kosovo Security Force ha dato inizio alla sua prima operazione internazionale. Il contingente, che dovrebbe essere composto da trentadue soldati, è stato inviato in Kuwait per partecipare alla missione di mantenimento della pace guidata dagli Stati Uniti, presenti nel paese con oltre 13.500 truppe, secondo un accordo di cooperazione per la difesa.
I soldati kosovari saranno coordinati dalla Guardia Nazionale dell’Iowa e rimarranno nel paese arabo per sei mesi. La presidente della Repubblica ad interim, Vjosa Osmani, ha parlato durante la cerimonia di “giornata storica” sottolineando come, a distanza di ventidue anni dalla fine della guerra con la Serbia, il Kosovo si sia trasformato da “paese importatore di truppe per il mantenimento della pace a paese esportatore”. La missione avrà tra gli obiettivi quello di testare il livello di preparazione delle truppe kosovare e la possibilità di agire con Piena Capacità Operativa anche in contesti internazionali.
La dichiarazione di Piena Capacità Operativa, richiesta dalla Nato e già raggiunta nel 2013, conferma la possibilità di svolgere i compiti assegnati alle forze di sicurezza tra cui operazioni di salvataggio, eliminazione di ordigni esplosivi, bonifica di materiali pericolosi.
La partecipazione alla missione in Kuwait è stata fortemente voluta dall’alleato statunitense come parte integrante del progetto di trasformazione delle Forze di sicurezza del Kosovo, con compiti civili, in un vero e proprio esercito. Un percorso, iniziato poco più di due anni fa, che aveva provocato non pochi problemi nei già tesi rapporti con la Serbia. Nel dicembre 2018 l’allora presidente Hashim Thaci aveva annunciato la creazione di un esercito kosovaro composto da cinquemila soldati regolari, il doppio rispetto al numero delle forze di sicurezza, e tremila riservisti con un budget annuale di circa 65 milioni di euro.
Secondo quanto sostenuto dalla stessa Osmani durante la cerimonia di qualche giorno fa, questa procedura potrebbe impiegare anche dieci anni. Il problema principale è costituito dall’ostruzionismo di Belgrado e dalle difficoltà nel far ripartire il dialogo tra le parti. La Serbia continua a non riconoscere l’indipendenza del Kosovo, dichiarata unilateralmente nel febbraio 2008, e considera la creazione di un esercito come l’ennesimo tentativo di prendere il controllo del paese, comprese le aree a maggioranza serba.
La prima ministra Ana Brnabic si era spinta a dichiarare di non escludere persino un intervento militare per contrastare l’iniziativa delle autorità di Pristina. Una scelta criticata anche dall’allora capo della politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini, che si era detta rammaricata per la decisione, e dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che aveva espresso profonda preoccupazione.
Per quanto riguarda le relazioni tra Kosovo e Kuwait, quest’ultimo ha riconosciuto l’indipendenza di Pristina nell’ottobre 2011. Poco prima dell’adozione della legge che avviava la trasformazione delle forze di sicurezza in esercito, l’ambasciatore del Kuwait alle Nazioni Unite Mansour Al-Otaibi aveva ribadito il sostegno del proprio paese alla richiesta del riconoscimento della sovranità del Kosovo e del percorso di adesione di quest’ultimo all’Unione Europea.
Nell’intervento al Consiglio di Sicurezza del novembre 2018, Al-Otaibi aveva inoltre ribadito l’urgenza di raggiungere un accordo tra Belgrado e Pristina capace di contribuire alla normalizzazione delle relazioni e alla creazione di rapporti di buon vicinato tra i due paesi, criticando fortemente le tensioni tra la Chiesa ortodossa serba e le autorità kosovare. L’ultimo contatto ufficiale tra Kosovo e Kuwait è avvenuto lo scorso settembre con una videochiamata tra il ministro degli Esteri e della Difesa, lo sceicco Al-Sabah, e la sua omologa Meliza Haradinaj. In quell’occasione i due ministri avevano affrontato il tema del rafforzamento della cooperazione contro il coronavirus e l’ampliamento delle relazioni bilaterali. Nena News