La legge, promulgata pochi giorni fa, segue quella introdotta da Qatar e quella annunciata dal Kuwait. Sul nuovo assetto militare del Golfo pesano gli squilibri regionali e i rapporti con l’Iran
della redazione
Roma, 9 giugno 2014, Nena News - Il Golfo si prepara alla guerra? Non è da escludere. Dopo il sì del Qatar e l’annuncio fatto dal Kuwait di aver avviato i lavori per un disegno di legge simile, anche gli Emirati hanno promulgato una legge che istituisce il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini maschi di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Il periodo di leva durerà nove mesi per gli uomini in possesso di diploma di scuola superiore o equivalente, due anni per i non diplomati. Le donne, che potranno prestare servizio volontario per un massimo di nove mesi, dovranno ottenere il permesso del proprio guardiano.
La notizia è stata annunciata sabato dall’agenzia stampa nazionale WAM, che ha diffuso i contenuti della legge federale promulgata dal presidente Sheikh Khalifa bin Zayed al-Nayhan e pubblicata sulla gazzetta ufficiale. La legge, come si legge nel comunicato, ha l’obiettivo di ” affermare e instillare i valori di lealtà, appartenenza e sacrificio nelle anime dei figli di patria”. Figli – cioè cittadini – che, secondo i dati del 2012, su una popolazione di circa 5 milioni di abitanti non arrivano neanche al 20 percento.
Stretto alleato – come tutti gli stati del Golfo – di Washington e delle altre potenze occidentali che la riforniscono di apparecchiature militari, la confederazione di piccoli regni è sempre stata risparmiata dagli attacchi terroristici che hanno colpito, per esempio, la vicina Arabia Saudita. Eppure, in quanto membro dell’Opec, Dubai è obbligata ad aiutare gli altri membri a individuare e respingere qualsiasi minaccia di attacco.
Sulla decisione di istituire la leva obbligatoria pesano anche gli squilibri regionali – guerra siriana, instabilità irachena e yemenita – e il rinnovato dialogo tra Occidente e Iran, i cui cittadini costituiscono circa il 23 per cento della forza lavoro emiratina. Ma soprattutto pesa il contenzioso territoriale con Teheran sulle tre isole del Golfo persico storicamente appartenenti alla Repubblica islamica: rivendicate da Dubai perché amministrate dalla Gran Bretagna assieme ai propri territori fino all’indipendenza degli Emirati, rioccupate dall’Iran 48 ore prima della fondazione degli Emirati nel 1971, la più grande, Abu Musa, è adagiata su uno dei più giacimenti petroliferi più grandi del mondo.
Nel 2012 il governo incaricato dall’allora presidente iraniano Ahmadinejad aveva negato ufficialmente qualsiasi intenzione di restituire le isole e minacciato la rottura dei rapporti diplomatici con Dubai. Per tutta risposta, gli Emirati avevano minacciato di rivolgersi al Tribunale dell’Aja. E lo scorso gennaio un tweet del primo ministro emiratino Sheikh Mohamed bin Rashid al-Maktoum aveva presagito futuri venti di guerra: “Proteggere la nazione, preservare la sua indipendenza e la sovranità sono un dovere nazionale sacro e la nuova legge sarà attuata su tutto”. Nena News