VIDEO. Dopo l’appello delle fazioni palestinesi a scendere in piazza per difendere la Moschea di Al Aqsa, Israele impone nuove restrizioni. Si attendono scontri nei quartieri palestinesi.

La polizia israeliana controlla gli accessi alla Città Vecchia di . Gerusalemme (Foto: Michele Giorgio/Nena News)
AGGIORNAMENTI:
ore 15.00 – SCONTRI TRA POLIZIA ISRAELIANI E MANIFESTANTI PALESTINESI A SHUAFAT
Dopo il funerale simbolico di Muhammad Daoud al-Akkari, ucciso mercoledì dopo l’attacco in auto a dei pedoni (al funerale, tenuto di donne, le autorità israeliane hanno autorizzato la partecipazione solo di 35 persone), sono scoppiati scontri tra manifestanti palestinesi e polizia israeliana: i giovani hanno dato fuoco a copertoni e lanciato pietre ai poliziotti che hanno risposto con gas lacrimogeni e bombe sonore.
ore 13.00 – NETANYAHU ORDINA LA DEMOLIZIONE DELLA CASA DEL PALESTINESE RESPONSABILE DELL’ATTACCO DI MERCOLEDI’
Il premier Netanyahu ha ordinato la demolizione della casa di Muhammad Daoud al-Akkari, il palestinese che ha centrato con l’auto alcuni pedoni ad una fermata del trama a Gerusalemme e poi ucciso dalla polizia.
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dalla redazione
Gerusalemme, 7 novembre 2014, Nena News – Nei Territori Occupati è il Giorno della Rabbia. Di nuovo. L’escalation di tensioni nella Città Santa non si ferma e le restrizioni israeliane alla Spianata delle Moschee sono benzina sul fuoco di una rabbia non più taciuta. A chiamare il popolo palestinese a Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania a scendere in strada sono state le fazioni palestinesi di Hamas e Jihad Islamica, che in comunicati separati ieri hanno chiesto di manifestare “in solidarietà con la Moschea di Al Aqsa”.
Come nel 2000, anche stavolta è il terzo luogo sacro dell’Islam a rappresentare il conflitto. Israele lo sa bene e continua a provocare Gerusalemme e l’intera Palestina facendo di Al Aqsa il target di più vaste politiche della cosiddetta “giudaizzazione” della città.
Si attendono per oggi manifestazioni e proteste, dopo la preghiera del venerdì. Hamas ha fatto appello ai giovani perché “salvino Al Aqsa e difendano Gerusalemme dall’assedio israeliano”. Un appello che segue alle parole del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese che martedì aveva inviato un messaggio al governo di Tel Aviv: la leadership palestinese non intende arrivare a compromessi sui diritti dei palestinesi. Parole che hanno attirato subito le minacce israeliane: il premier Netanyahu ne ha subito approfittato per dipingere Abbas come un partner non più credibile nel processo di pace, nel tentativo di gettare sull’Anp la responsabilità del fallimento di un dialogo mai partito per le continue violazioni israeliane delle precondizioni al negoziato.

I palestinesi a cui è vietato entrare ad Al Aqsa pregano per strada (Foto: Michele Giorgio/Nena News)
La situazione continua così a scaldarsi. Oggi un altro ferito nell’attacco di Gerusalemme di mercoledì – un palestinese di 38 anni del campo profughi di Shuafat, Muhammad Daoud al-Akkari, ha centrato con la sua auto un gruppo di pedoni alla fermata del tram – è morto in ospedale. Si tratta di uno studente di religione di 17 anni.
Nelle stesse ore il governo israeliano imponeva nuove restrizioni per l’accesso dei fedeli musulmani ad Al Aqsa: oggi – fa sapere Sheikh Azzam al-Khatib, direttore della moschea – “la polizia israeliana ha vietato ai palestinesi sotto i 35 anni di entrare nella Spianata”. Accesso permesso alle donne di tutte le età. Il dispiegamento di forze militari nella Città Santa è ingente, si attendono possibili scontri a Gerusalemme Est e in Città Vecchia, dove posti di blocco controllano gli ingressi.
Eppure, solo ieri, Tel Aviv aveva promesso alla Giordania, che ha ritirato l’ambasciatore come forma di protesta per le politiche israeliane verso Al-Aqsa di cui Amman è supervisore, che non avrebbe permesso a gruppi di ebrei di entrare nella Spianata per pregare. Nelle ultime settimane, è una scena che si è ripetuta spesso: la polizia ha scortato più volte gruppi di estremisti religiosi dentro la Spianata, considerata dagli ebrei la sede del Tempio e quindi sito da rivendicare come propri. Le “passeggiate” armate si sono concluse con duri scontri con i manifestanti palestinesi e attacchi violenti contro la stessa Al-Aqsa.
Mentre Netanyahu raccontava alla stampa della telefonata con il re giordano Abdallah, 150 estremisti ebrei si ritrovavano in Città Vecchia per marciare verso la Spianata: “Stiamo orgogliosamente marciando a testa alta in direzione del Monte del Tempio. Se Dio vuole, arriveremo lì – aveva commentato uno degli organizzatori della provocazione, Ariel Groner – Lo status quo non è sacro, il Monte del Tempio sì”. Nena News
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