In attesa di conferme sull’avvio di nuovi negoziati al Cairo, il capo negoziatore palestinese Erekat accusa Netanyahu di essere come al-Baghdadi e nella Striscia le truppe israeliane sparano ai contadini.
dalla redazione
Gerusalemme, 1 ottobre 2014, Nena News – “Hamas e Isis rami dello stesso albero”, era tornato a tuonare il premier Netanyahu ieri, nel tentativo di mettere sullo stesso piano – incappando in gravi errori storici, religiosi e identitari – lo Stato Islamico e il nemico palestinese. Alle sfuriate di Bibi ha risposto ieri Saeb Erekat, capo negoziatore dell’Olp: “Netanyahu tenta di disseminare la paura dello Stato Islamico di al-Baghdadi, ma dimentica che lui stesso guida lo Stato ebraico. Vuole che noi chiamiamo Israele uno Stato ebraico che sostiene coloni terroristi che uccidono, distruggono e bruciano moschee e chiese…come gli uomini di al-Baghdadi che uccidono e terrorizzano”.
In vista di un prossimo incontro al Cairo tra delegazione palestinese e delegazione israeliana per discutere delle questioni rimaste in sospeso dopo la tregua – in Egitto si raggiunse un cessate il fuoco fine a se stesso, che lasciava in un angolo tutte le richieste delle fazioni palestinesi – le due parti si lanciano a vicenda accuse. Erekat è chiaro: con il discorso tenuto alle Nazioni Unite lunedì, “Netanyahu ha definitivamente chiuso la porta alla soluzione a due Stati entro i confini del 1967 e ha rigettato ogni soluzione politica”.
Di soluzione all’orizzonte non ce n’è traccia. Israele è riuscito ad archiviare un cessate il fuoco per il cessate il fuoco ed è alquanto improbabile che torni a sedersi ad un tavolo negoziale pronto a concedere qualcosa a Gaza. Dopo la fine della violenta offensiva israeliana contro la Striscia, le due parti sarebbero dovute tornare in Egitto entro 50 giorni, ma ad oggi non si hanno né date certe né conferme, mentre continuano le violazioni israeliane dell’accordo di tregua. Stamattina dodici veicoli militari israeliani sono entrati nella cittadina di al-Fukhari, a Khan Younis, 200 metri dentro il confine e hanno aperto il fuoco contro un gruppo di contadini. Il gruppo è stato costretto a fuggire dalle proprie terre. Dall’esercito israeliano per ora nessun commento. Un’altra violazione, dopo gli attacchi contro alcuni pescatori.
Di certo si sa di quello che non si parlerà al Cairo. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi secondo le quali Israele avrebbe pensato ad uno scambio di prigionieri con Hamas, giunge oggi la smentita dei funzionari del Ministero della Difesa: se scambio ci sarà non vedrà coinvolti i detenuti palestinesi membri del movimento islamista riarrestati dopo l’accordo Shalit del 2011.
Lo scambio dovrebbe essere volto alla restituzione dei corpi di due soldati israeliani uccisi a Gaza, Hadar Goldin e Oron Shaul. Funzionari di Hamas danno l’accordo per siglato, ma oggi lo stop cambierebbe le carte in tavola, anche a seguito delle aspre proteste di alcuni partiti della coalizione di governo che non intendono scendere a patti con Hamas. Nena News