Il tasso dei senza lavoro tra gli abitanti della Striscia è il più alto al mondo e continua a crescere. A soffrire della mancanza di una occupazione sono soprattutto i giovani
di Rosa Schiano
Roma, 23 novembre 2016, Nena News – Un’economia stagnante ed un livello di disoccupazione in crescita nella Striscia di Gaza nel terzo trimestre del 2016, è quanto emerge dagli ultimi dati dell’Ufficio Centrale Palestinese di Statistica.
Il tasso di disoccupazione è salito dal 41.7% del precedente trimestre al 43.2% del terzo trimestre, mentre in Cisgiordania si mantiene al 19.6%. A soffrirne sono soprattutto i giovani, il 60% dei quali ha un’età compresa tra i 15 ed i 29 anni, e le donne (68.6%).
Una disoccupazione conseguenza delle limitazioni imposte dall’assedio israeliano all’economia della piccola enclave palestinese, il cui settanta per cento della popolazione resta dipendente dagli aiuti umanitari.
Politiche di chiusura che continuano ad ostacolare la ripresa economica e a limitare i rapporti commerciali tra gli stessi palestinesi – tra Gaza e la Cisgiordania – nonostante il lieve allentamento di alcune restrizioni sul movimento di beni negli ultimi due anni. A peggiorare le condizioni di vita si aggiungono le conseguenze delle ultime aggressioni militari, la crisi dell’energia elettrica e le divisioni interne palestinesi.
Povertà dilagante e stagnazione economica conseguenze di un diritto allo sviluppo negato per i palestinesi da parte di Israele, secondo quanto affermato da Michael Link, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi in una dichiarazione rilasciata a fine ottobre. “Il rafforzamento dell’occupazione, la limitazione dei diritti umani basilari e la totale assenza di un orizzonte politico che conduca all’autodeterminazione dei palestinesi hanno intensificato un’atmosfera di disperazione e mancanza di speranza”, ha sottolineato.
A causa delle difficoltà economiche, molti palestinesi hanno contratto debiti per far fronte alle esigenze della vita quotidiana, come coloro che sono stati costretti a prendere in affitto abitazioni.
I giovani cercano di partire, soprattutto quelli laureati e alla ricerca di opportunità lavorative all’estero o quelli che intendono specializzarsi in dottorati.
Ottenere i permessi per attraversare il valico israeliano di Erez tuttavia resta possibile per pochi – operatori che lavorano per organizzazioni internazionali, pazienti che hanno bisogno di cure mediche e riescono ad ottenere l’autorizzazione per l’attraversamento del valico, qualche operatore commerciale, giornalisti accreditati – mentre le attese per attraversare il valico egiziano di Rafah, aperto per soli sette giorni nel mese di ottobre e 33 dall’inizio del 2016 e soli 32 giorni in tutto il 2015, restano lunghe per migliaia di persone. Nena News