Discariche a cielo aperto nei quartieri residenziali sono l’unica risposta alla mancanza di attrezzature e di un vero impianto di smaltimento, dovuta all’assedio israeliano
di Isra Saleh el-Namey – Electronic Intifada*
Gaza, 29 giugno 2016, Nena News – La vista dalla casa di Omayma Nasser si fa sempre più brutta. Grossi cumuli di immondizia – raccolta e buttata in una discarica ad hoc a meno di un chilometro dalla sua abitazione nel campo profughi Bureij, nel centro di Gaza – domina la visuale.
“Questa vista mi uccide”, dice la 37enne, madre di sei figli. Il fetore opprimente nausea, specialmente in estate: “L’odore si diffonde la mattina prima che in altri periodi dell’anno”. I mucchi di rifiuti attirano anche animali affamati, come cani randagi che spaventano i bambini e anche i genitori. I bambini di Nasser rifiutano di andare a scuola a meno che il padre non li accompagni oltre la discarica.
Ma la visuale, l’odore e il disagio sono solo gli effetti visibili a chi vive vicino a discariche sempre più comuni nelle zone residenziali di Gaza, che secondo i funzionari sono l’unica opzione possibile. Molto peggiori sono i potenziali rischi per la salute. A causa della mancanza di risorse, l’immondizia a Gaza è un problema raramente risolto. Rifiuti domestici, industriali, agricoli e medici vengono mescolati nelle discariche, dicono gli esperti. Quando vengono bruciati, rilasciano gas velenosi e a volte cancerogeni che rappresentano un serio pericolo per la salute di chi ci vive. E senza strutture di trattamento della spazzatura e a causa dello spazio limitato, i rifiuti invadono i quartieri.
Alcuni dei vicini di Nasser hanno già lasciato l’area a causa della discarica. Cresce e gli operai del comune bruciano i rifiuti per fare spazio ad altri. Un simile inceneritore a cielo aperto viene messo in piedi ogni 10 giorni ormai e il fumo nero e fitto che ne esce provoca tosse e problemi respiratori, una delle denunce più comuni tra i residenti. Nasser dice di non avere altra scelta che restare e combattere: “È il nostro decimo anno in questa zona, ma non possiamo andarcene. Dove potremmo andare?”.
Nessuno spazio per i rifiuti
La sua e altre tre famiglie hanno presentato denuncia al comune, ma i funzionari dicono di avere le mani legate. La crescente popolazione di Gaza – quasi due milioni di palestinesi stipati in 365 chilometri quadrati – e il blocco israeliano da ormai 10 anni mettono sotto un’enorme pressione le infrastrutture danneggiate e vecchie dell’enclave costiera. La scorsa settimana, le Nazioni Unite hanno di nuovo ribadito che i danni subiti da Gaza a causa dell’assedio israeliano “continuano a minare i mezzi di sostentamento e la realizzazione di un ampio spettro di diritti umani”.
Incapaci di portare dentro materiali fondamentali e attrezzattura per riparare, sostituire o modernizzare gli impianti di gestione dei rifiuti, le autorità di Gaza sono state costrette a realizzare discariche nelle zone popolate per affrontare il problema.
A Bureij il sindaco Mahmoud Issa dice che non c’erano altre opzioni se non quella di destinare un pezzo di terra a discarica e fare i necessari calcoli per limitare l’impatto ambientale. “Proviamo a scegliere terre dove non troppe persone vivono. Invece di una zona in cui centinaia di famiglie soffrirebbero per la discarica, ne scegliamo altre con poche famiglie”.
Mohammed Musleh, il direttore del dipartimento per i rifiuti solidi dell’Autorità per l’Ambiente di Gaza, spiega che il blocco israeliano è direttamente responsabile per quello che definisce una crisi che ha conseguenze profondamente negative per tutti gli aspetti della vita. Mancano i camion per i rifiuti, i contenitori per la raccolta e materiali di riserva per mantenere l’equipaggiamento funzionante, aggiunge: “Israele ci impedisce di importare l’attrezzatura e i materiali che ci servono per la gestione di materiali soldi”.
Esistono piani di costruzione di un grande impianto e finanziamenti stranieri sono disponibili. Ma il permesso da Israele per far entrare l’equipaggiamento non arriva. “Abbiamo i progetti ma non possono essere implementati senza le attrezzature di base come le scavatrici”, dice Musleh.
Secondo il Centro Palestinese di Statistica, Gaza ha prodotto 716 tonnellate di rifiuti solidi domestici al giorno nel 2015. Ci sono tre discariche principali, tutte nella zona est della Striscia e lontano da zone popolate. Negli ultimi anni, il dipartimento di Musleh ha contato altre 50 discariche, delle quali 16 non più in uso. Molte di queste si trovano dentro o vicino zone residenziali.
Un rischio per la salute
Più sono vicine alle aree popolare e più le discariche sono pericolose per la salute pubblica. Bambini e anziani sono quelli più colpiti, secondo Abdel Fattah Aved Rabbo, professore di scienze ambientali all’Islamic University di Gaza. “Quando i rifiuti vengono inceneriti, gas pericolosi come CO1 e CO2, metano, diossina, furano vengono rilasciati nell’aria provocando malattie respiratorie e della pelle in chi è esposto”, spiega. La diossina è particolarmente pericolosa perché cancerogena. Ad aggravare il problema, aggiunge Abed Rabbo, i rifiuti non vengono divisi. Prodotti industriali, agricoli e medici possono essere mescolati insieme e portati nelle discariche, aumentanto il potenziale dei gas tossici rilasciati nell’aria.
Hussam al-Amour, 32 anni, ha iniziato a sviluppare problemi respiratori un anno fa. Vive con la sua famiglia estesa in un quartiere orientale di Khan Younis, città a sud della Striscia di Gaza. Lì, il problema non sono le discariche ma i contenitori della spazzatura in tutto il quartiere che vengono regolarmente dati alle fiamme, emettendo fumi nocivi.
Senza infrastrutture di gestione dei rifiuti, l’immondizia viene bruciata nei contenitori con gli stessi sgradevoli e rischiosi effetti degli incendi nelle discariche, seppure su scala meno intensa. “Troppa spazzatura in questa area sta distruggendo le nostre vite. Ne abbiamo sofferto per anni e i nostri figli non gli sfuggiranno”, dice al-Amour. Non invita mai colleghi e amici a casa: “È imbarazzante avere ospiti a casa con questo odore putrido”.
La puzza attira ratti e zanzare. Il crescente numero di cani randagi, anche loro attirati dall’immondizia, ha iniziato a prendere di mira il bestiame locale. Famiglie come quella di Amour vivono di allevamento, ma le pecore e le galline sono ora facili prede.
Le discariche attraggono anche persone che frugano nei rifiuti, un fenomeno che aumenta in una Gaza sempre più povera. Possono raccogliere qualche soldo se trovano metallo o legno in condizioni decenti. Alcuni uomini portano con sè i bambini per rovistare nei rifiuti, ma lo smistamento della spazzatura non fa che produrre altri rischi per la salute, da aghi di ospedale infetti ad oggetti taglienti.
Secondo Al-Amour un ambiente sano e pulito è un diritto fondamentale, ma impossibile da ottenere oggi a Gaza. La sua preoccupazione non è il respiro pesante o la tosse costante: è per i suoi figli. “Sono molto spaventato dal futuro dei miei figli se continuerà così. L’idea che possano soffrire di malattie respiratorie o della pelle mi terrorizza”.
*Traduzione a cura della redazione di Nena News