In esclusiva le foto del campo profughi a Sidone, teatro nella notte di duri scontri tra il partito palestinese e il gruppo di Bilal al-Bader. L’infiltrazione di milizie islamiste non fa che peggiorare le già difficili condizioni di vita dei rifugiati palestinesi
testo e foto di Michele Giorgio
Ain el-Helwe (Sidone), 7 dicembre 2016, Nena News – Resta alta la tensione nel campo profughi palestinese di Ain el-Helwe (Sidone), dove stanotte si sono registrati nuovi scontri tra i combattenti di Fatah e gli islamisti che fanno capo a Bilal al-Bader. Secondo le testimonianze raccolte, intorno alle 2 (ora locale) due islamisti sono entrati in una strada vicino all’ospedale an-Nida’a dove si trova una postazione di Fatah e avrebbero iniziato a sparare per aria alcuni colpi di fucile.
I combattenti del partito palestinese avrebbero immediatamente risposto dando così il via ad uno scontro armato che si è protratto per ore. Al momento la situazione nel maggiore dei campi rifugiati palestinesi presenti in Libano (con i suoi 80.000 abitanti ufficiali) sembra essersi calmata. Tuttavia, sui tetti di alcuni edifici sono ancora presenti i cecchini.
I ripetuti scontri tra gruppi palestinesi ad Ain el-Helwe aveva indotto due settimane fa l’esercito libanese ad annunciare la costruzione di un muro di cemento alto diversi metri con torri di guardia. Un muro che ufficialmente dovrà impedire che i ricercati, specialmente i jihadisti in fuga, trovino rifugio nel campo ma che ben rappresenta la condizione degli oltre 400mila rifugiati palestinesi in Libano, di fatto segregati nei loro campi, esclusi da decine di lavori, costretti a sopravvivere grazie agli aiuti umanitari internazionali e locali. Secondo i piani, l’avvio dei lavori della barriera intorno a Ain el Helwe, progettata nei mesi scorsi, sarà completata in 15 mesi. Dopo qualche giorno dall’annuncio, però, l’esercito ha fatto dietro front e al momento la costruzione del muro è sospesa.
A distanza di nove anni dalla distruzione del campo profughi palestinese di Nahr al Bared (Tripoli), rimasto per mesi sotto il fuoco dell’artiglieria dell’esercito libanese intenzionato a stanare i jihadisti di Fatah al Islam che vi si erano rifugiati, anche Ain el Helwe paga il conto della penetrazione di gruppi di islamisti radicali che approfittano del vuoto di sicurezza che regna nel campo profughi.
Le formazioni palestinesi, a cominciare da Fatah, hanno provato senza successo ad impedire che i jihadisti creassero delle basi nel campo. E in questi ultimi tempi non sono mancati gli scontri a fuoco con morti e feriti. Nel giugno 2015 uno dei leader di Fatah, Talal Balawna, fu assassinato da “sconosciuti”, un’uccisione che ha anticipato gli scontri armati di due mesi tra Fatah e JundalSham, andati avanti per più di una settimana.
Jundal Islam da allora ha fatto il bello e il cattivo tempo ad Ain al Hilwe, fino all’arresto due mesi fa da parte dell’intelligence libanese del suo fondatore, Imad Yasmin, che è anche un leader dello Stato Islamico. Un clima di cui i profughi sono le vittime e che ha contribuito ad alimentare la propaganda dei tanti che libanesi che considerano i campi palestinesi un “problema” da risolvere anche con le maniere forti. Nena News
Didascalie:
n. 1: la strada dove sono scoppiati gli scontri, allagata perché le cisterne d’acqua sono state colpite dai proiettili
n. 2-3: auo crivellate da colpi di mitragliatrice
n. 4-5: bossoli a terra, un bambino gli cammina vicino
n. 6-7: i segni dell’esplosione di una granata
n. 8: l’ospedale al-Nidaa, gli scontri sono avvenuti vicino all’edificio
n. 9: auto in fila al checkpoint controllato dall’esercito libanese all’ingresso del campo
n. 10-11: l’ingresso del campo profughi con i vessilli del Pflp e di Fatah
n. 12: il muro in costruzione intorno al campo profughi