Questa settimana, nella consueta rubrica del sabato, la cattura di Felicien Kabuga, business ruandese che ha utilizzato il suo denaro per armare le milizie hutu nel massacro dei tutsi. Andremo anche in Lesotho con la caduta del governo e in Burundi dove si stanno per svolgere le prime elezioni dal 1993
di Federica Iezzi
Roma, 23 maggio 2020, Nena News
Ruanda
È stato arrestato Felicien Kabuga, ricco uomo d’affari hutu ricercato da 25 anni con l’accusa di aver finanziato le milizie che hanno massacrato circa 800mila tutsi e hutu moderati, nel genocidio del 1994 in Rwanda.
L’84enne viveva sotto una falsa identità in un appartamento nel comune francese di Asnieres-Sur-Seine, secondo il ministero della giustizia francese. Dal 1994 Kabuga ha viaggiato impunemente tra Germania, Belgio, Repubblica Democratica del Congo, Kenya e Svizzera.
L’arresto apre la strada al processo: il criminale sarà portato davanti alla corte d’appello di Parigi e successivamente davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aia.
I procuratori ruandesi hanno riferito, studiando i documenti finanziari trovati nella capitale Kigali, che Kabuga usava le sue compagnie commerciali per importare enormi quantità di machete, poi usati per massacrare i civili.
Kabuga è anche accusato di aver creato la stazione Radio Télévision Libre des Mille Collines, che ha trasmesso per mesi una feroce propaganda contro l’etnia tutsi, che ha incitato molti dei massacri chiave, oltre ad addestrare e armare la milizia Interahamwe che guidava la follia omicida.
Vicino all’ex presidente Juvenal Habyarimana, la cui morte quando il suo aereo fu abbattuto su Kigali scatenò l’inizio del genocidio, Kabuga dovrebbe essere trasferito sotto la custodia del meccanismo delle Nazioni Unite, in previsione del processo.
Altri due sospettati del genocidio in Ruanda, Augustin Bizimana, ex ministro della difesa, e Protais Mpiranya, ex militare del Rwandan Army, sono ancora ricercati dalla giustizia internazionale.
Il presidente del Ruanda, Paul Kagame, accusa la Francia di aver sostenuto le forze etniche hutu durante il massacro e di aver aiutato alcuni degli autori a fuggire. La Francia è nota da tempo come nascondiglio per i sospettati del genocidio ruandese e gli investigatori francesi hanno attualmente in corso decine di processi aperti.
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Lesotho
Il governo del primo ministro del Lesotho, Thomas Thabane, è caduto dopo che i suoi partner della coalizione hanno ritirato il loro sostegno, segnalando la potenziale fine di una lunga crisi politica che ha attanagliato il paese per anni.
Annunciando il crollo della maggioranza del governo, il portavoce dell’Assemblea Nazionale, Sephiri Motanyane, ha dichiarato che il primo ministro ha rassegnato le sue dimissioni ed è iniziata la formazione di una nuova amministrazione. Il principale partito di governo, All Basotho Convention, e altri due partiti della coalizione hanno provvisoriamente concordato per sostituire Thabane con l’attuale ministro delle finanze Moeketsi Majoro.
A inizio mese, re Letsie III ha approvato la legislazione che ha impedito a Thabane di sciogliere il parlamento e convocare le elezioni in caso di voto sfiduciato nei suoi confronti. Thabane era stato già primo ministro in Lesotho tra il 2012 e il 2015 quando una divisione all’interno del governo di coalizione ha portato a elezioni anticipate.
Anche il governo subentrante, guidato da Pakalitha Mosisili del Democratic Congress Party, è stato poi scosso da divisioni. Mosilili ha perso un voto di sfiducia e Thabane è tornato al potere nel 2017 come capo della coalizione guidata dall’All Basotho Convention.
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Burundi
Prime elezioni presidenziali in Burundi da quando è scoppiata la guerra civile nel 1993. Si eleggeranno, non solo il nuovo presidente, ma parlamentari e consiglieri locali, che a loro volta nomineranno i membri del Senato.
Le elezioni hanno lo scopo di inaugurare la prima transizione democratica in 58 anni di indipendenza per la nazione dell’Africa orientale.
Il presidente Pierre Nkurunziza, il cui governo è stato più volte accusato di violazioni dei diritti umani, si dimetterà dopo 15 anni. Il candidato al National Council for the Defense of Democracy – Forces for the Defense of Democracy (CNDD-FDD) è il generale dell’esercito in pensione Evariste Ndayishimiye. Per contro il leader dell’opposizione Agathon Rwasa, del National Forces of Liberation, e altri cinque: Domitien Ndayizeye del Kira Burundi Coalition, Dieudonné Nahimana e Francis Rohero come indipendenti, Gaston Sindimwo dell’Union for National Progress, Léonce Ngendakumana del Front for Democracy in Burundi.
Il governo ha rifiutato qualsiasi osservatore delle Nazioni Unite o dell’Unione Africana, accusando quest’ultima di essere troppo vicina all’opposizione.
Ci sono state diffuse critiche internazionali durante le ultime elezioni del Burundi nel 2015, quando Nkurunziza ha corso per un terzo mandato. I suoi oppositori hanno affermato che la partecipazione di Nkurunziza ha violato un accordo di pace che ha posto fine alla guerra civile. Nel periodo post-elettorale si sono scatenate violente proteste che hanno portato all’esilio centinaia di burundesi. Nena News
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