Nella tradizionale rubrica del sabato, nuova batosta per il partito di Nelson Mandela. Andiamo anche in Somalia con la cacciata del rappresentante dell’African Union Commission e in Kenya alla ricerca di nuove fonti di energia pulita
di Federica Iezzi
Roma, 6 novembre 2021, Nena News
Somalia
La Somalia ha chiesto ufficialmente al rappresentante dell’African Union Commission (Auc) di lasciare il Paese. Il ministero degli Esteri somalo in una nota ha descritto le attività di Simon Mulongo, vice rappresentante speciale dell’Auc a Mogadiscio “incompatibili” con il mandato dell’Amisom (African Union Mission in Somalia) e con la strategia di sicurezza della Somalia.
Fin dal 2007, la componente militare dell’Amisom ha supportato le forze di sicurezza nazionali somale a combattere contro il gruppo armato al-Shabab, affiliato ad al-Qaeda, nella principali città della Somalia meridionale.
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Sudafrica
Scende il consenso degli elettori sudafricani per l’African National Congress (Anc), il partito al potere dalla fine dell’apartheid: ottenuto meno del 50% dei voti espressi nelle ultime elezioni municipali. La corruzione diffusa, i tassi di disoccupazione costantemente elevati, i blackout di energia elettrica paralizzanti e l’erogazione inefficace dei servizi governativi sono stati temi aperti durante la lunga campagna elettorale.
L’Anc ha ottenuto il 46% dei voti, in netto calo rispetto al 54% delle ultime municipali. Di conseguenza, il partito controllerà meno consigli e avrà meno sindaci nelle grandi e piccole città del Paese. È la prima volta che il partito supportato da Nelson Mandela riceve meno della metà del totale dei voti in Sudafrica.
La popolarità dell’Anc, guidata dall’attuale presidente Cyril Ramaphosa, è costantemente diminuita nei sondaggi locali. Lo stesso Ramaphosa ha riconosciuto che il partito dovrà formare coalizioni per governare le aree metropolitane chiave. I sondaggi locali hanno anche posto le basi per l’evoluzione del Paese in una democrazia multipartitica più ricca.
A livello nazionale, l’Anc ha già perso la maggioranza in importanti regioni, inclusa la ricca area di eThekwini nella provincia del KwaZulu-Natal, roccaforte dell’ex presidente Jacob Zuma.
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Kenya
Il Kenya prevede di ritirare o convertire le centrali elettriche a olio combustibile per utilizzare gas naturale liquefatto entro il 2030. La Kenya Electricity Generating Co. sta conducendo uno studio di fattibilità sulla riconfigurazione delle centrali termiche che attualmente rappresentano circa il 7% del carico di rete. La mossa del ministero dell’Energia fa parte dell’obiettivo del Paese dell’Africa orientale di raggiungere l’azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2050.
Il piano mira a consolidare la posizione del Kenya come leader nell’energia pulita, con il 90% della sua rete già rinnovabile ed è in linea con la spinta del presidente Uhuru Kenyatta a investire in un settore basato su nuove e lussuose tecnologie.
L’Africa ha subito il peso del cambiamento climatico, nonostante produca meno del 5% dei gas serra mondiali e gli sforzi per farvi fronte sono limitati da finanziamenti inadeguati. Secondo l’ultimo dettagliato rapporto dell’Energy and Petroleum Regulatory Authority (Epra), in Kenya l’energia idroelettrica contribuisce per un quarto della potenza della rete, le fonti eoliche per quasi il 22% e l’energia solare per l’1,3%.
Mentre il Paese però punta a zero emissioni nette in meno di tre decenni, deve affrontare le preoccupazioni emergenti sul rischio della crescita esponenziale dei prezzi dell’energia a causa dell’eccessiva dipendenza dalle energie rinnovabili. Nena News
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