La nostra rubrica sul continente africano vi porta anche alle Mauritius dove continua la perdita di petrolio dalla nave cisterna giapponese MV Wakashio arenatasi nell’area due settimane fa
di Federica Iezzi
Roma, 22 agosto 2020, Nena News –
Mali
Il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita ha annunciato in settimana la dimissione dal suo incarico e lo scioglimento del parlamento, in seguito al golpe militare, iniziato in una base chiave a Kati, una città vicino la capitale Bamako, che ha gettato il Paese in una profonda crisi politica.
Non è chiaro se l’esercito sia ora ufficialmente a capo del Paese.
Keita e il primo ministro Boubou Cisse sono stati arrestati dai militari durante una drammatica escalation di una crisi durata mesi.
La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), insieme all’ex potenza coloniale francese, a Unione Europea e Unione Africana, hanno denunciato le azioni dei militari e qualsiasi cambiamento incostituzionale di potere.
Gli eventi si sono velocemente susseguiti nel mezzo di una crisi politica, durata settimane, che ha visto i manifestanti dell’opposizione scendere in piazza per chiedere le dimissioni di Keita. Quest’ultimo deve rispondere del collasso economico del Mali e di non essere riuscito a contenere una campagna armata che ha ucciso migliaia di persone e reso ingovernabili vaste aree del Mali.
L’esordio del malessere nel Paese si può contestualizzare nelle ultime elezioni presidenziali. Il primo turno di votazioni, risalente allo scorso marzo, procede nonostante la minaccia del coronavirus e le paure per la sicurezza su possibili attacchi da parte di gruppi armati. Il secondo turno, ad aprile, è interrotto da incidenti che impediscono a molti di votare. Nonostante questo, la Corte Costituzionale del Mali ha consegnato al partito di Keita ulteriori 10 seggi parlamentari, rendendolo il blocco più numeroso. Ed è proprio la decisione della Corte a scatenare le prime violente proteste nelle principali città.
Il conflitto interno durato anni in Mali, in cui gruppi armati hanno alimentato tensioni etniche alla ricerca potere, si è riversato nei paesi vicini Niger e Burkina Faso, destabilizzando la più ampia regione del Sahel e dando vita ad una massiccia crisi umanitaria.
I manifestanti antigovernativi si sono riuniti nell’Independence Square di Bamako in segno di sostegno ai militari.
I promotori del colpo di stato, che si autodefiniscono National Committee for the Salvation of the People, si sono ufficialmente impegnati a stabilizzare il Paese, secondo quanto dichiarato da Ismail Wague, vice Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica militare del Mali.
Algeria
Khaled Drareni, direttore del sito di notizie Casbah Tribune, corrispondente di TV5 Monde e supervisore dell’organizzazione non governativa Reporters Sans Frontières, è stato condannato a tre anni di carcere.
Drareni, giornalista algerino, che ha svolto un ruolo di primo piano nell’informazione durante il movimento pro-democrazia Hirak del Paese lo scorso anno, è stato arrestato per aver messo in pericolo l’unità nazionale e incitato a un raduno disarmato.
Drareni è in detenzione dalla fine di marzo, nonostante le campagne di difesa di Human Rights Watch e Amnesty International. Ha negato ogni accusa, ha affermato di lavorare solo come giornalista indipendente e di esercitare il diritto di informare.
I sostenitori hanno uguagliato il verdetto del governo di Abdelmadjid Tebboune, all’era dispotica dell’ex presidente Abdelaziz Bouteflika. Il verdetto è l’ennesima prova di una giustizia algerina non libera ma strumento nelle mani del potere, che viene utilizzato per intimidire gli algerini.
Il movimento pro-democrazia Hirak sta cercando un cambiamento più profondo in una nazione i cui governanti sono stati supportati dall’esercito dall’indipendenza dalla Francia nel 1962. Le proteste hanno scosso l’Algeria per quasi un anno dall’inizio del movimento nel febbraio 2019 e si sono fermate a marzo di quest’anno, quando le autorità hanno vietato le manifestazioni per limitare la diffusione del virus SARS-CoV-2.
Almeno un altro giornalista algerino è attualmente in attesa di processo, Walid Kechida, secondo il watchdog dei media, che ha classificato l’Algeria al 144° posto su 180 Paesi, nel suo indice di libertà di stampa 2020.
Mauritius
Continua la perdita delle 1000 tonnellate di petrolio dalla nave cisterna giapponese MV Wakashio, che si è arenata su una barriera corallina al largo della costa sud-orientale delle isole Mauritius due settimane fa, minacciando un parco marino protetto che vanta foreste di mangrovie e specie in via di estinzione.
Un operatore della Mitsui OSK Lines ha dichiarato la profonda fenditura del cargo, fermo sugli scogli di Pointe d’Esny. Quasi tutte le restanti 3.000 tonnellate di petrolio rimaste a bordo, sono invece state evacuate dalla nave.
La rimozione del mercantile richiederà probabilmente mesi di lavoro. Il ministro dell’ambiente giapponese, Shinjiro Koizumi, ha dichiarato l’invio da Tokyo di una squadra di funzionari ed esperti, per comprendere l’entità del danno e sostenere la tutela della biodiversità.
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