Nella tradizionale rubrica del sabato con notizie dal continente africano, andiamo anche in Tanzania dove è allarme per la stretta del governo contro le ong e in Malawi dove crescono le tensioni intorno ai presunti brogli elettorali del presidente
di Federica Iezzi
Roma, 7 dicembre 2019, Nena News
Repubblica Democratica del Congo
Lo staff di Medici Senza Frontiere ha ritirato il suo personale internazionale dalle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo dopo che un gruppo armato ha tentato l’ingresso nel centro sanitario di Biakato, punto per il trattamento contro l’Ebola. Al momento non sono annoverate vittime. Secondo le autorità locali, gli aggressori sarebbero con grossa probabilità membri del gruppo della milizia popolare armata Mayi-Mayi.
La Repubblica Democratica del Congo sta combattendo la sua decima epidemia di Ebola, che è la seconda più mortale mai registrata. L’attuale focolaio del temuto virus ha ucciso più di 2mila persone principalmente nel Nord Kivu e nella vicina Ituri, secondo gli ultimi dati ufficiali.
L’insicurezza ha complicato fin dall’inizio la risposta all’epidemia. Le autorità congolesi hanno riferito che dall’inizio dell’anno sono stati registrati più di 300 attacchi a operatori sanitari e pazienti contagiati dal virus Ebola.
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Tanzania
Gli attivisti per i diritti umani hanno lanciato un allarme la scorsa settimana sui piani del governo della Tanzania di bloccare il lavoro delle organizzazioni non governative. Dalla presa di potere del presidente John Magufuli si è verificata un’erosione delle libertà e una repressione dei difensori dei diritti umani, della stampa e dell’opposizione.
La decisione del governo impedirebbe ai tanzaniani di accedere alla giustizia della Corte di Arusha. Il tribunale è pienamente operativo dal 2010, con giudici di tutta l’Unione Africana che lavorano su casi relativi ai diritti umani. Al momento, solo otto Paesi hanno ratificato il protocollo che consente alle ong e ai singoli di intentare causa contro i governi.
Questo di fatto mina l’autorità e la legittimità della Corte africana ed è un vero e proprio fallimento rispetto agli sforzi compiuti in Africa per istituire organi regionali per la difesa dei diritti umani che possano garantire giustizia e responsabilità. Secondo Amnesty International, la Tanzania ha il più alto numero di casi archiviati ascrivibili a lesioni di diritti umani.
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Malawi
Negli ultimi quattro mesi gli elettori del Malawi hanno seguito i presunti brogli durante le elezioni che hanno proclamato come presidente Peter Mutharika. Ai giudici sono state presentate accuse di frode e casi di manomissione, comprese schede elettorali modificate. Per la prima volta nella storia della nazione sudafricana, i procedimenti giudiziari sono diventati consultabili dai cittadini.
Le testimonianze raccolte mettono in discussione la credibilità delle elezioni dello scorso maggio che hanno visto Mutharika ottenere un secondo mandato con il 38,5% dei voti. Il secondo classificato Lazarus Chakwera, sposa la teoria dei brogli elettorali. Ha perso solo per 159mila voti. I risultati delle elezioni presidenziali non sono mai stati contestati in tribunale dall’indipendenza del Malawi dalla Gran Bretagna nel 1964. La corte costituzionale ha 45 giorni per emettere un verdetto.
L’opposizione ha organizzato manifestazioni nelle principali piazze. Per contro, il Malawi Congress Party (Mcp), partito presidenziale, e l’United Transformation Movement (Utm) hanno presentato una petizione ai tribunali per annullare i sondaggi. Nena News
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