Putin e al-Sisi firmano un consistente accordo militare e un memorandum per la costruzione di un impianto nucleare: l’Egitto tenta di slegarsi dall’univoca relazione con gli Usa, la Russia punta all’influenza politica sul mondo arabo.

Il presidente russo Putin insieme al presidente egiziano al-Sisi (Foto: Reuters/Mikhail Klimentyev/Ria Novosti/Kremlin)
di Chiara Cruciati
Roma, 11 febbraio 2015, Nena News – Mentre in Europa la Russia è a un passo dalla guerra, nel mondo arabo Putin rafforza i legami economici necessari all’influenza politica. Ieri la firma posta all’accordo preliminare con l’Egitto per la costruzione di un impianto di energia nucleare è l’ultimo passo di un percorso di relazioni economiche sempre più solide: un 80% in più di scambi in un anno tra Mosca e il Cairo di al-Sisi, ha detto ieri il presidente russo in conferenza stampa.
L’ultimo round di accordi energetici e commerciali prevedrà, tra gli altri, proprio la costruzione nella città settentrionale di El-Dabaa di un impianto di produzione di energia nucleare da parte della Russia, che fornirà anche addestramento per lo staff egiziano e ricerca scientifica. Dell’impianto se ne parlò già nel 2013, quando il Ministero degli Esteri russo, interpellato a proposito, promise di coprire l’85% delle spese previste. Un progetto fondamentale al paese: l’Egitto vive spesso crisi energetiche, tagli e blackout, soprattutto nelle aree più marginalizzate. Secondo gli standard internazionali sono necessari 2 kilowattora per persona, quando in Egitto la popolazione godeva di 1.74 kWh nel 2011 e 1.3 kWh lo scorso anno.
Eppure c’è chi non nasconde le critiche: secondo esperti di energia nucleare, tra cui il russo Ostretsov, scienziato e membro dello staff del ministero russo dell’Energia durante Chernobyl, intervistato da Daily News Egypt, per poter essere sostenibile un tale impianto dovrebbe produrre in autonomia l’uranio, come intende fare l’Iran. Per farlo dovrà guardare fuori, visto che le risorse interne non sono sufficienti. Cina e Russia sono già alla porta.
Ma non solo energia. Tra i memorandum firmati da Mosca e Il Cairo negli ultimi due giorni c’è pure un consistente accordo militare, di cui però le due parti non hanno ancora fornito dettagli. Al-Sisi ha sottolineato – se mai a qualcuno fosse sfuggito – quanto centrale sia la lotta al terrorismo di matrice islamica, una categoria ampia all’interno della quale il presidente egiziano infila tutti, dall’Isis ad Hamas ai Fratelli Musulmani. Ovvero tutti quelli che è conveniente combattere.
Si torna così ai vecchi tempi: negli anni ‘50 e ’60 l’Unione Sovietica fu il principale importatore di armi in Egitto (nell’ambito della strategia anti-imperialista), una cooperazione interrotta con il presidente Sadat, la sua normalizzazione dei rapporti con gli Usa, la firma del trattato di pace con Israele e quindi l’arrivo del fiume di denaro statunitense.
La situazione nel post-Mubarak (fedele amico della Casa Bianca) oggi è cambiata, seppure già nel decennio scorso la Russia sia diventata il secondo importatore di armi al Cairo: lo scorso anno, nei mesi bui del congelamento dei fondi Usa, la Russia fu vicina a firmare con l’Egitto un accordo da 3 miliardi di dollari per la fornitura di missili, jet da guerra e elicotteri militari. Con l’avanzata dello Stato Islamico, Washington aveva ovviamente preferito avere l’Egitto nella coalizione piuttosto che rimbrottare al-Sisi per le costanti violazioni dei diritti umani. Ecco così rispuntare dal cilindro il miliardo e mezzo di dollari l’anno di aiuti militari. E l’accordo con Mosca fu sospeso.
L’Egitto si guarda però intorno e tenta di slegarsi dalla univoca relazione con gli Usa: guarda alla Russia, guarda alla Cina con cui i rapporti commerciali aumentano costantemente, guarda al Golfo da cui ha ricevuto consistenti aiuti per il soffocamento della Fratellanza. Da parte sua la Russia non ha mai nascosto l’intenzione di tornare a rivestire il ruolo di super potenza internazionale, e lo fa in Medio Oriente dove è diventata il riferimento diplomatico della Siria e ha impedito l’attacco Usa a Damasco. Nena News