Tolleranza zero del governo militare nei confronti di ogni forma di dissenso. Oggi prima udienza per 20 reporter accusati di “terrorismo”, mentre 150 studenti sono stati allontanati dagli atenei egiziani, dove è bandita ogni attività politica
di Sonia Grieco
Roma, 20 febbraio 2014, Nena News – Giornalisti, studenti, docenti e attivisti sono finiti nel mirino del regime militare al potere in Egitto, che sta mostrando tolleranza zero nei confronti di ogni forma di dissenso. Intanto, proseguono le proteste dei sostenitori dell’ex presidente Mohamed Morsi, deposto dal golpe del 3 luglio e finito alla sbarra anche lui con le accuse di spionaggio e terrorismo, assieme a decine di esponenti dei Fratelli Musulmani. Movimento che nel giro di poche settimane è passato dalla guida del Paese a essere una formazione “terroristica illegale”.
Oggi si apre il processo a venti giornalisti, tra cui quattro stranieri, che rischiano fino a 15anni di prigione per avere diffuso “false informazioni” e per avere sostenuto o anche aderito a una “organizzazione terroristica” , cioè alla Fratellanza. Sul banco degli imputati sono finiti tre reporter della tv qatariota Al Jazeera, in carcere da settimane. Sono accusati di avere diffuso informazioni faziose durante le proteste seguite al golpe del 3 luglio, in cui sono morte oltre mille persone, “dando l’impressione che in Egitto si fosse scatenata una guerra civile” e con il fine politico di dare man forte a Morsi, sostenuto dal governo del Qatar. Accuse che l’emittente ha respinto, definendole “assurde, senza fondamento e false”.
Il “terrorismo” è diventato la giustificazione per reprimere ogni forma di opposizione e limitare la libertà di espressione. Parla di processi politici Joe Stork, vicedirettore per il Medio Oriente di Human Rights Watch (Hrw): “I giornalisti non dovrebbero correre il pericolo di finire in carcere per il lavoro che fanno. La persecuzione di questi giornalisti per avere parlato con esponenti dei Fratelli Musulmani, arrivata dopo la persecuzione dei manifestanti e degli accademici, mostra quanto rapidamente si stia dissolvendo lo spazio del dissenso in Egitto”. Un mese fa alcuni pubblici ministeri hanno rinviato a giudizio 25 persone per “insulto alla magistratura” e tra questi imputati c’è anche l’accademico ed ex parlamentare Amr Hamzawy, liberale ma anche duro critico della stretta repressiva seguita al golpe.
Il governo del Cairo mostra i muscoli anche all’ Università, nei confronti degli studenti che sono stati spesso l’anima delle proteste che scuotono l’Egitto da oltre tre anni, da quando una rivolta popolare ha cacciato dopo trenta anni al potere l’ex presidente Hosni Mubarak. Lo scorso autunno diversi atenei egiziani sono stati teatro di scontri tra sostenitori di Morsi e forze di sicurezza, talvolta affiancate dagli oppositori di Morsi. Ad Al Azhar e a Zagazig, nella capitale, la polizia si è scontrata con i ragazzi del gruppo ‘Studenti contro il golpe’ e in 26 sono finiti in manette e sono stati condannati a due anni e mezzo di carcere e lavori forzati. Secondo l’organizzazione studentesca, almeno 230 universitari di Al Azhar sono finiti dietro le sbarre.
Negli atenei egiziani sono state bandite le attività politiche e, in vista dell’inizio del nuovo anno accademico (l’8 marzo), il direttore dell’Università del Cairo, Gaber Nassar, ha annunciato l’espulsione di 150 studenti dai dormitori dell’ateneo, poiché accusati di essere coinvolti nelle violenze scoppiate all’interno dei campus universitari. Le espulsioni sono state rese più facili. Inoltre, tutti i docenti che hanno lavorato o sono stati in contatto con l’amministrazione Morsi saranno segalati alle autorità per essere interrogati. Nassar ha anche annunciato che il Consiglio supremo dell’Università ha deciso di sottoscrivere un protocollo d’intesa con il ministero dell’Interno per addestrare la guardie di sicurezza dei campus universitari egiziani. In base all’intesa, la polizia sosterà all’estero per garantire l’ordine. Nena News