Hazim Abdelazim, ex ministro di Mubarak e nel 2014 a capo del comitato giovanile per l’elezione dell’attuale presidente, è diventato uno dei più duri critici del regime
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della redazione
Roma, 28 maggio 2018, Nena News – Ha fatto campagna per il presidente al-Sisi, si è pentito, lo ha detto pubblicamente e ora è in prigione: nella notte tra sabato e domenica la polizia egiziana ha arrestato Hazim Abdelazim, ex ministro delle telecomunicazioni del dittatore Mubarak ed ex sostenitore del generale golpista tanto da fare campagna attiva alle elezioni del 2014, a capo del comitato giovanile che promosse la prima elezione post-golpe.
Le successive politiche messe in atto dal presidente, però, gli hanno fatto cambiare idea, destino comune a milioni di egiziani che nel 2013 videro nell’ex ministro della Difesa del presidente islamista Morsi la via d’uscita dal governo dei Fratelli Musulmani.
Oggi su Twitter ha 752mila follower e da quel palcoscenico virtuale critica e attacca al-Sisi e il suo governo. Ieri l’arresto dopo l’irruzione della polizia nella sua casa al Cairo. Le accuse ufficiali sono arrivate questa mattina, comunicato dalla Procura suprema per la sicurezza: Abdelazim è accusato di aver diffuso “notizie false sugli affari politici ed economici del paese”, di aver minato al fiducia del popolo nelle istituzioni e di appartenere a un gruppo illegale, di cui non si indica il nome. Difficile dire che si tratti dei Fratelli Musulmani, nemico numero uno nella narrativa del regime visto il ruolo avuto da Abdelazim nel contrastarne il governo Morsi. La procura ne ha ordinato la detenzione per 15 giorni in attesa di ulteriori indagini.
Il mese di maggio è stato particolarmente pesante per gli oppositori di al-Sisi, rafforzato dalla seconda vittoria alle elezioni di fine marzo. Un nuovo giro di vite da parte di un presidente che si sente legittimato a farlo dal 97% ottenuto al voto, sebbene a infilare la scheda nell’urna sia stato solo il 41% degli aventi diritto. Di fatto, dunque, non ha archiviato nemmeno la metà delle preferenze del popolo egiziano. Ma poco importa e a pagarne le spese sono i suoi oppositori, giornalisti, attivisti per i diritti umani, politici.
Nelle ultime settimane in prigione sono finiti tra gli altri il famosissimo blogger Wael Abbas, i blogger Sherif Gaber e Shady Abuzaid, l’avvocato degli operai e membro dei Socialisti Rivoluzionari Haitham Mohamadein, l’attivista Amal Fathy (moglie di Mohammed Lofty, legale della famiglia di Giulio Regeni). E al giornalista esperto di Sinai e gruppi islamisti Ismail Alexadrani sono stati comminati dieci anni di prigione con l’accusa di appartenenza al movimento – messo al bando al Cairo – dei Fratelli Musulmani. Nena News