Il premier ha annunciato ieri le dimissioni nello stupore di alcuni ministri. Una mossa, per alcuni, che precede l’annuncio della candidatura del ministro della Difesa al-Sisi alla presidenza.
dalla redazione
Roma, 25 febbraio 2014, Nena News – Il primo ministro egiziano, Hazem el-Beblawi, ha annunciato lunedì alla televisione di stato le dimissioni. La decisione è arrivata dopo una riunione del suo gabinetto durata appena un quarto d’ora.
“Le riforme non possono aver luogo solo attraverso il governo – ha detto il premier – Tutti gli egiziani dovrebbero battersi per il cambiamento assumendosi la responsabilità per risolvere i problemi economici e sociali che deve affrontare il Paese. “Piuttosto che chiederci cosa l’Egitto ci ha dato, dovremmo invece domandarci cosa abbiamo fatto noi per l’Egitto”, ha affermato al termine del suo breve discorso televisivo.
Beblawi ha lodato l’azione del suo governo perché “ha fatto ogni sforzo possibile per tirare fuori l’Egitto dallo stretto tunnel in cui si trovava in termini di sicurezza, a causa delle pressioni economiche e della confusione politica”. Beblawi era stato nominato premier a luglio dopo la deposizione del legittimo presidente Mohammed Morsi e dell’allora primo ministro Hisham Qandil in seguito alle proteste di massa del 30 giugno 2013. Secondo alcune fonti ufficiali il presidente ad interim Adli Mansour dovrebbe accettare le dimissioni e incaricare Ibrahim Mahleb, ministro dell’Abitazione nel governo Beblawi, per la formazione di un nuovo esecutivo.
Alcuni analisti ritengono che queste dimissioni precedano l’annuncio ufficiale (prevedibile) del ministro della Difesa, Abdel Fatah al-Sisi, di candidarsi alle prossime presidenziali. Ma su questo punto punto non tutti sono d’accordo. Alcuni, infatti, sostengono che la mossa di Beblawi non era necessaria per dare ad al-Sisi la copertura politica per dimettersi dalle sue funzioni militari.
Un lavoro difficile quello che ha compiuto Beblawi in questi otto mesi. Il suo governo è stato duramente criticato da tutte le forze politiche egiziane. Alcuni hanno rimproverato il suo esecutivo perché ha tardato a mettere al bando i Fratelli Musulmani nonostante i violenti attacchi alla polizia ed esercito commessi dai suoi sostenitori. Nessuno però ha ricordato le sanguinose repressioni a cui i militanti della Fratellanza sono sottoposti da quando Morsi è stato rimosso con il colpo militare del 3 luglio.
Ma a protestare contro il governo Beblawi sono stati anche i lavoratori dei trasporti e del settore tessile, poliziotti, impiegati delle poste e dottori che da giorni scioperano per un salario minimo garantito. Una situazione economica disastrosa quella che lascia Beblawi. L’Egitto respira con difficoltà solo grazie ai prestiti stranieri dei Paesi del Golfo, dell’Arabia Saudita e del Kuwait.
All’economia disastrata si affianca il problema della sicurezza. Ieri un poliziotto è stato ucciso da uomini armati dal volto coperto su una motocicletta a Sharqiyya. Intanto procedono le “operazioni di sicurezza” nel Sinai. Ieri dalla pagina ufficiale di Facebook, le forze militari hanno affermato che 14 estremisti sono stati uccisi tra il 21 e il 23 febbraio. A essere colpiti sono state le “roccaforte terroriste” nel Nord del Sinai. Al momento 23 persone sono state arrestate. Continua nelle stesse ore la repressione contro la Fratellanza. Ieri la corte di Nasr City ha condannato 19 studenti dell’Università al-Azhar a cinque anni di prigione per “atti violenti compiuti all’università il 9, 10 e 28 dicembre dello scorso anno”. Nena News