L’attacco, che non ha provocato danni né feriti, è stato rivendicato dalla “Provincia del Sinai”, gruppo affiliato allo Stato Islamico. I jihadisti spiegano che è una ritorsione per il sostegno offerto da Tel Aviv alle truppe egiziane
della redazione
Roma, 4 luglio 2015, Nena News – Due razzi, sparati dalla Penisola del Sinai, hanno colpito ieri la regione di Eshkol [sud d’Israele, ndr] senza causare danni materiali né vittime. Un gruppo affiliato allo Stato Islamico (Is) – “la Provincia del Sinai” – ha rivendicato su Twitter l’attacco nella “Palestina occupata” [Israele, ndr]. Il motivo? L’aiuto (presunto) offerto da Tel Aviv alle forze armate egiziane mercoledì scorso quando i jihadisti hanno attaccato almeno 10 checkpoint dell’esercito nel nord del Sinai uccidendo più di 70 soldati (il Cairo parla solo di 17 vittime tra le sue fila). Non un attacco, dunque, contro “l’entità sionista” perché “forza occupante in Palestina”. Almeno in questa fase, la lotta per “la liberazione di Gerusalemme” non è tra le priorità dei gruppi jihadisti (come più volte dimostrato nei fatti dall’Is e dai qa’edisti di an-Nusra)
I missili lanciati ieri dal territorio egiziano rappresentano una novità. Nonostante infatti la presenza sempre più forte in Sinai di gruppi fondamentalisti islamici che il Cairo non riesce a controllare, incidenti al confine israelo-egiziano sono rari. Alla fine dello scorso anno, due soldati israeliani sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco e da un razzo anti-carro sparati dal Sinai contro la vettura su cui viaggiavano. L’evento più grave si è verificato nell’agosto 2011, quando alcuni uomini armati sono riusciti a infiltrarsi nella zona meridionale dello stato ebraico uccidendo otto israeliani. Israele condivide con l’Egitto un confine di 240 chilometri.
Ieri, intanto, Hamas ha respinto le accuse mossagli da Tel Aviv secondo cui il movimento islamico palestinese avrebbe aiutato i jihadisti della “Provincia del Sinai” negli attacchi di mercoledì. “Le dichiarazioni d’Israele sono accuse stupide. Le forze di sicurezza di Gaza controllano i movimenti al confine d’ingresso e di uscita da Gaza” ha detto il portavoce del movimento, Sami Abu Zuhri.
Giovedì, il coordinatore delle attività del governo nei Territori Occupati, il Maggior Generale Yo’av Mordechai, aveva dichiarato alla rete panaraba al-Jazeera che, oltre al sostegno militare, Hamas aveva fornito ai jihadisti anche soccorso sanitario con Wal’al Faraj, un alto ufficiale della sua ala militare. Secondo Mordechai, invece, Abdullah Kishta (altro comandante di Hamas) avrebbe fornito le sue competenze militari agli estremisti islamici del Sinai. L’esercito di Tel aviv sostiene di avere “le prove” del coinvolgimento di Hamas nella turbolenta penisola egiziana.
Dichiarazioni che sembrano però stridere con la realtà: martedì, in un video pubblicato on line, lo Stato islamico aveva dichiarato guerra anche al movimento islamico palestinese.“Estirperemo lo Stato degli ebrei e voi, tiranni di Hamas, e Fatah, tutti i laici siete nulla. Calpesteremo le vostre moltitudini striscianti” afferma minaccioso un miliziano mascherato nel video. Nena News
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