In una intervista concessa alla BBC, il presidente siriano al-Asad ribadisce di aver ricevuto “informazioni” da parti terze circa l’inizio dei bombardamenti e si difende dalle accuse di aver usato “armi indiscriminate”. Nuovo video del britannico Cantlie in cui l’ostaggio/reporter esalta l’educazione e la giustizia sharitica dello “Stato Islamico”.
di Roberto Prinzi
Roma, 10 febbraio 2015, Nena News – Damasco non era all’oscuro dell’intenzione della coalizione internazionale di compiere raid contro l’Is (“Stato islamico) perché aveva ricevuto “informazioni” da parti terze. Il presidente siriano, Bashar al-Asad, lo ha ribadito ieri alla BBC. Il presidente ha voluto lanciare due messaggi: uno rivolto agli occidentali e ai leader arabi in cui, mostrando i muscoli, ha difeso la sovranità del suo territorio (di cui, però, governa con difficoltà solo un terzo) contro l’ingerenza straniera. E un secondo, sebbene implicito, di segno totalmente opposto in cui si è mostrato disponibile a cooperare con Washington.
Al-Asad ha precisato, infatti, che al momento non c’è alcuna collaborazione con gli statunitensi: “non c’è dialogo. Diciamo che ci sono delle informazioni, ma non un dialogo”. Non dunque una “diretta cooperazione” perché l’avviso degli imminenti bombardamenti in terra siriana è giunto attraverso parti terze. “Più di un paese, l’Iraq ma anche altri. Qualche volta trasmettono un messaggio, un messaggio generico – ha detto un sereno al-Asad – ma niente di tattico”. In pratica il presidente ha voluto sottolineare come nessuno possa aver violato la sovranità del suo territorio a sua insaputa mandando così una frecciatina all’Amministrazione Obama la quale, per evitare le dure critiche che le pioverebbero addosso qualora venisse fuori una qualche forma di collaborazione con il “dittatore”, continua a negare di avere avvisato il regime.
Da quando sono iniziati lo scorso settembre i bombardamenti anti-Is in Siria, non è mancata occasione in cui Damasco non abbia criticato l’operato della coalizione per non essersi coordinata con il suo apparato difensivo. La posizione ufficiale siriana è chiara: l’alleanza anti-Is non potrà mai vincere finché non collaborerà con le nostre truppe di terra. Secondo al-Asad, infatti, i raid internazionali potrebbero aiutare il suo governo se “fossero più seri”. “Sì, porterebbero dei benefici – ha aggiunto – ma se fossero più seri, efficaci ed efficienti. Ma non lo sono così tanto”. Ma ad una velata apertura al dialogo e alla cooperazione con la coalizione, il presidente è poi tornato a mostrarsi duro e inflessibile quando gli è stato chiesto se ha mai pensato di unirsi ad essa. “Assolutamente no, non possiamo e non lo vogliamo” – ha esclamato sicuro – non possiamo allearci con chi sostiene il terrorismo” riferendosi al sostegno dato dalla coalizione ai ribelli “moderati” (secondo l’Occidente) considerati invece da Damasco tout court “terroristi”. E così ha fatto ricorso nuovamente a toni orgogliosamente (ma fintamente) anti-imperialistici: “gli ufficiali Usa calpestano la legge internazionale che difende la nostra sovranità. Loro non ci parlano e noi non lo facciamo con loro”.
Al-Asad si è poi difeso dalle accuse di uso “indiscriminato di armi”. Sprezzante e in modo arrogante, ha commentato con sarcasmo quando gli è stato chiesto dell’utilizzo da parte della sua aviazione delle tristemente note “bombe a barile”. “Non ho mai sentito che l’esercito abbia utilizzato barili e pentole da cucina” – ha detto sorridendo – abbiamo bombe, missili e proiettili. Non usiamo armi indiscriminate. Quando spari, tu miri, e quando tu spari e miri, tu punti ai terroristi per proteggere civili”. Una lezioncina di guerra militare, quella del presidente, che non corrisponde al vero considerato il numero enorme di vittime civili causato dai suoi uomini. E sul presunto attacco chimico dell’agosto del 2013 (in cui secondo l’opposizione sarebbero morte più di 1.400 persone), il presidente ha controbattuto: “chi ha verificato chi ha lanciato il gas? E su chi?”. Negando qualunque responsabilità dei suoi uomini su quanto è accaduto (“le mie forze non usano il gas clorino”) ha detto che il numero dei morti è “esagerato”.
Al-Asad può continuare a mostrarsi sicuro fintanto che i suoi alleati di ferro (Iran e Russia) continuano a sostenerlo. E per il momento fa bene perché tradimenti appaiono difficili da prefigurarsi. In una nota ufficiale rilasciata ieri, il presidente russo Putin ha criticato nuovamente la guerra scagliata dalla coalizione in Iraq e in Siria affermando che quanto accade nei due Paesi è dovuto all’“interferenza esterna senza ritegno”.
Ma la sanguinosa guerra siriana è anche lotta di propaganda. Lo sa bene lo “Stato Islamico” che sapientemente usa i suoi video graficamente ben realizzati per reclutare nuovi jihadisti e farsi beffe della coalizione internazionale. Non deve stupire se, ora che i miliziani del “califfo” arretrano leggermente sul piano militare apparendo un po’ in confusione, i suoi video brutali (come quello del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia della scorsa settimana) e di becera propaganda vengano rilasciati a distanza di pochi giorni. In un nuovo “documentario” dal titolo “Da dentro Aleppo”, il prigioniero inglese John Cantlie appare nella seconda città siriana, martoriata da oltre due anni e mezzo da feroci combattimenti tra esercito siriano, vari gruppi ribelli e “Stato Islamico”. L’ostaggio/reporter appare in buone condizioni di salute e tratta nuove tematiche: dopo aver mostrato come la vita proceda regolarmente a Mosul nella precedente “puntata”, ora si occupa dell’educazione sotto l’Is e della sharia. Cantlie esalta l’avanzata degli uomini del “califfo” al-Baghdadi descrivendola come “notevole e straordinaria”.
Il giornalista britannico osserva come ampie arie della città siano ormai ridotte in macerie a causa dei bombardamenti del regime e dell’aviazione statunitense. Tuttavia, è proprio la vista delle rovine di quella che fu una splendida città, che gli consente per contrasto di esaltare le virtù di coloro che amministrano la parte della città che funziona. Chiaramente quella sotto controllo dell’Is dove regna ancora una “florida economia”.
Cantlie affronta poi il tema dell’educazione nelle aree del “califfato” sottolineando i vantaggi della “semplicità” della giustizia sharitica. Il video si conclude con l’intervista ad un membro francese dell’Isis in cui il combattente loda gli attacchi di Parigi dello scorso gennaio al magazine satirico Charlie Hebdo e al supermercato kosher (16 le vittime). Un invito rivolto ad altri aspiranti attentatori a commettere altri attacchi (proprio a Parigi si sono registrati in questi giorni aggressioni simili, una tempistica non casuale), ma anche una prova che è stato girato di recente. Nena News