Il testo dell’artista Jeanette Winter nasce con l’obiettivo di formare “giovani pensatori” dando loro gli strumenti e gli stimoli adeguati ad immaginare il proprio futuro. L’immagine della nota architetta iraniana rimanda ad un individuo che riproduce un modello di condotta assunto come ideale di riferimento
di Cecilia D’Abrosca
Roma, 4 settembre 2017, Nena News – “The world is not a rectangle” è il primo libro per bambini che racconta dell’architetta Zaha Hadid, annoverata tra le personalità contemporanee più influenti del campo dell’architettura e dell’arte. A celebrarla è l’illustratrice e artista Jeanette Winter che, pochi giorni fa, ha presentato il suo ultimo lavoro.
Il prodotto editoriale nasce per formare “giovani pensatori” e dotarli di strumenti e stimoli adeguati ad immaginare il proprio futuro. Imparare a sognare fin da bambini, è l’obiettivo educativo cui tende il testo, accurata sintesi di immagini e parole. L’insegnamento che si vuole trasmettere è di alimentare le passioni giovanili e lottare per esaudire i propri sogni.
Sulla base di queste premesse, l’esempio di vita di Zaha Hadid risulta prezioso: l’eclettica architetta incarna la posizione di una donna che, dopo aver affrontato un percorso di crescita professionale, in alcuni momenti, doloroso, fatto di interruzioni e ritardi nell’attuazione di alcuni dei suoi progetti, segnato da pregiudizi legati al sesso o, motivati dal rifiuto di assumere comportamenti omologanti, compie un’ascesa fuori dal comune, imponendosi nel campo dell’architettura, dettando stile e modelli.
Come viene rappresentata la donna e architetta Zaha Hadid agli occhi dei bambini? In che modo il messaggio educativo è estrapolato dal linguaggio dell’architettura e restituito ad un pubblico estraneo al campo delle arti plastiche visive? L’immagine dell’architetta iraniana, delineatasi in ambito testuale, rimanda ad un individuo che riproduce un modello di condotta assunto come ideale di riferimento. Nell’intenzione dell’autrice, il modo più adatto a presentare Zaha Hadid è di ricorrere ad un discorso iniziale semplice, evitando di inciampare nei meccanismi dell’architettura; ovvero, tralasciare la disciplina preferendo individuare, in primis, le informazioni che delineano il profilo complessivo della persona in quanto tale, anziché limitarsi alla conoscenza del suo lavoro.
Jeanette Winter ha selezionato alcuni momenti vissuti da una donna in carriera per descrivere i tratti della sua genialità, espressa attraverso il linguaggio delle sue creazioni. Una funzione educativa ulteriore è di orientare il talento a partire dall’adolescenza: esso non va mortificato, ma sostenuto e incoraggiato al fine di porre le basi del processo creativo dopo che conoscenze e competenze siano acquisite.
Nel progetto di scrittura di Jeanette Winter, Zaha Hadid è una fonte di emulazione – nonostante la sua potenza creativa sia stata spesso occultata dalla specificità della disciplina. La fase di “concepimento” del libro coincide col primo contatto di Jeanette Winter con le opere prodotte da Zaha Hadid. L’autrice resta abbagliata da quello stile irriproducibile, al punto da utilizzare quelle “immagini” come base delle sue illustrazioni. Impiega ben sette anni a raccogliere il materiale visivo, composto da bozze e schizzi, e a trasformarlo attraverso la tecnica illustrativa.
Da un’attenta osservazione di Jeanette Winter, emerge che la filosofia delle immagini applicata alle opere dell’architetta, rinvia alla volontà di rompere, in un’ottica di visionarietà, ogni confine e canone stilistico preesistente. Dopo aver visitato, il “Guangzhou Opera House” in Cina (il teatro inaugurato nel 2010) e il “Messner Mountain Museum Corones” in Italia (il museo dedicato a Reinhold Messner e all’alpinisimo, aperto nel 2015), Jeanette Winter dichiara il suo stupore nel constatare che l’interno delle costruzioni fosse maestoso come la parte esterna.
La stesura del libro lancia una enorme sfida a Jeanette Winter, ciò che la preoccupa, durante la fase della lavorazione, riguarda la scelta del metodo: l’autrice si interroga sulla modalità con cui spiegare ai bambini il successo planetario di una professionista, senza entrare nel merito delle teorie e delle tecniche dell’architettura, poiché ella stessa afferma di aver letto diversi testi inerenti la disciplina, che, purtroppo, non si erano rivelati di grande aiuto a causa della loro complessità. Per questo motivo, la ricerca delle fonti muove dalla visione di conferenze e dalla lettura di interviste rilasciate da Zaha Hadid durante la sua carriera. Il reperimento diretto del materiale, consente all’autrice di percepire la tenacia, la forza e l’integrità morale di Zaha Hadid, qualità che le permettono di superare atteggiamenti sessisti e pregiudizievoli. Quanto al linguaggio del racconto, l’autrice prende la decisione di adottare uno stile compositivo immediato, ma denso di contenuti veicolati dalle illustrazioni.
Il desiderio di Jeanette Winter è che il genere di narrazione raggiunga i bambini e le bambine, le studentesse e gli studenti che sentono nel cuore di “voler fare delle cose” e sono animati dalla forte probabilità di riuscirci. “Io scrivo per i piccoli che hanno grandi sogni”, dice Jeanette Winter. Nena News