La quarta edizione della rassegna Femminile palestinese chiude l’anno con il corso di cucina popolare palestinese che la chef tiene a Salerno dal 16 al 17 novembre
di Maria Rosaria Greco*
Salerno, 15 novembre 2017, Nena News – Sono molto contenta di chiudere la rassegna Femminile palestinese 2017 con il famoso hummus di Fidaa. Le ho chiesto qual’è il suo segreto. “Aggiungo il cumino al mio hummus, sempre. È buonissimo. Lo assaggerai”. Non ho ancora incontrato Fidaa Ibrahim Abuhamdieh che fra poche ore è con noi a Salerno per tenere il corso di cucina popolare palestinese il 16 e il 17 novembre, nelle cucine dell’Istituto superiore Santa Caterina da Siena-Amendola (via Lazzarelli, 12) che ci ospita anche per la cena conclusiva durante la quale viene proiettato il documentario “Pop Palestine. Salam Cuisine da Hebron a Jenin” di Alessandra Cinquemani e Silvia Chiarantini.
Non la conosco, ma già la sto aspettando e mi piacerebbe bere con lei la bevanda più popolare della Palestina, il caffè al cardamomo, mi sembra di sentirne il profumo, presente in tutti i momenti conviviali e simbolo di accoglienza, ospitalità. È il caffè del benvenuto che vorrei sorseggiare con questa donna dal sorriso così dolce e che sa essere così tenace, come quel caffè nero e caldo, dal sapore deciso.
La cucina è memoria, identità, mantenere salda un’appartenenza a un territorio. Cosa rappresenta per te cucinare palestinese? – le ho chiesto – “Per me la cucina è una parte della mia cultura e identità, uno strumento di resistenza. Perché il cibo fa parte della cultura di ciascun popolo, ma per il popolo palestinese dovrebbe essere più valorizzato, perché siamo sotto occupazione e questa occupazione ci sta portando via tutto, non solo la terra, l’acqua e l’aria ma anche il cibo. Quindi, proteggere l’identità del cibo vuol dire affermare l’esistenza del popolo palestinese in Palestina e, ovviamente, le sue radici”
A proposito di radici – ultima domanda a Fidaa – la Mujaddara, per esempio, che tu ci insegnerai a preparare nella versione con burgul (più raro da trovare) al posto del riso, e poi con lenticchie e cipolla caramellata, è un piatto arabo medievale, un piatto povero, che significa “lentigginosa”, “con nei” e le lentiggini sono appunto le lenticchie. Un detto arabo recita che “un uomo affamato sarebbe disposto a vendere l’anima per un piatto di mujaddara” che ci riporta proprio al famoso “piatto di lenticchie”, nella Genesi biblica, che Esaù volle con tale desiderio da cedere, in cambio, la sua primogenitura al fratello Giacobbe. In realtà era una variante della mujaddara. Questo ci dice parecchio di come le nostre culture siamo molto più vicine di quanto non si pensi.
“Assolutamente si, soprattutto con la cultura del sud Italia, abbiamo tantissimo in comune, siamo vicini nei piatti, ma anche nelle parole. Ad esempio la parola sorbetto viene dall’arabo shatbat. Mentre limone in italiano in arabo è laimon”
Fidaa Ibrahim Abuhamdieh ha vissuto otto anni in Italia. Chef e blogger, oggi vive a Ramallah, dove tiene corsi di cucina e si occupa di comunicazione in ambito gastronomico per progetti internazionali. Ha studiato alla scuola di cucina Notre Dame di Gerusalemme, si è laureata in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione all’Università di Padova, ed ha frequentato il Master su Nutrizione di comunità ed educazione alimentare. Cura un blog sulla cucina palestinese (fidafood.blogspot.it), e la rubrica Sapori e identità per Nena News Agency, dove pubblica ricette del Medio Oriente.
È coautrice del libro “Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese. Salam Cuisine tra Gaza e Jenin” Editore Stampa Alternativa (2016) con Silvia Chiarantini, instancabile compagna di viaggio, che la accompagna nel corso di cucina popolare palestinese qui a Salerno.
La cucina di Fidaa è resistenza. Non è solo buona, è salvaguardia di un’identità culturale negata, violata, calpestata dall’occupazione israeliana. La cucina è appartenenza territoriale e affonda le radici nella memoria che rivive ogni volta negli aromi e nei sapori, nei colori dei piatti. La Dieta Mediterranea, nata nella nostra terra, non a caso è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, e noi salernitani la custodiamo gelosamente. Sarà bello scoprire gli stessi ingredienti nella cucina palestinese: olio, ceci, melenzane, zucchine, grano, cipolla, cereali vari.
La quarta edizione della rassegna Femminile palestinese, promossa dal Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo, per il 2017, chiude qua, ai fornelli, dopo essere passata dal cinema alla letteratura. Abbiamo iniziato con il giovane regista Amer Shomali, e il suo film “The wanted 18” una storia ironica che sbeffeggia il potere, tutta al femminile, che abbiamo portato dal 26 ottobre al 30 ottobre all’Università di Salerno, all’Accademia di Belle Arti di Napoli, al Museo d’arte contemporanea MADRE di Napoli, all’Università La Sapienza di Roma.
Invece il 10 novembre scorso, siamo passati alla letteratura riportando a Salerno “Uomini sotto il sole” di Ghassan Kanafani, riedito da Edizioni Lavoro. Nel 1984 questa opera veniva tradotta per la prima volta in italiano, a cura di Isabella Camera D’Afflitto, con un piccolo editore salernitano, edizioni Ripostes. Kanafani entra in Italia via Salerno.
Con questa presentazione abbiamo riportato simbolicamente “Uomini sotto il sole” nella nostra città, per riflettere su una storia drammaticamente attuale. Una storia di migrazioni, di donne e uomini che, sotto il sole, cioè sotto gli occhi del mondo indifferente, non ce la fanno. Solo pochissimi giorni prima nel porto di Salerno arrivavano 26 giovanissime donne morte, 26 “donne sotto il sole” che non sono riuscite a coronare i loro sogni di libertà e dignità.
La rassegna riprenderà il 2 marzo 2018 con la presenza dello storico israeliano Ilan Pappe che ritorna a Salerno nostro ospite per la terza volta in quattro anni. Lui e l’antropologa palestinese Ruba Salih terranno una conferenza all’Università di Salerno sulla libertà del mondo accademico.
*Curatrice della rassegna Femminile Palestinese
Di seguito il programma del corso di cucina:
Giovedì 16 novembre
HUMMUS E NON SOLO: LE SALSE E I DIVERSI TIPI DI PANE
Hummus – crema di ceci
Mutabbal – crema di melanzane affumicate
Salsa di zucchine – zucchine, yogurt e menta
Mana’ish za’atar – focaccia con una miscela di erba a base di timo
Khobz – pane arabo
Spezie ed erbe della cucina palestinese
Venerdì 17 novembre
IL PIATTO DELLE FESTE: LA MAQLOUBA E ALTRE DELIZIE PER RIUNIRSI INTORNO AL CIBO
Maqlouba* – piatto unico di riso, verdure e pollo
Mujaddara – burgul e lenticchie con cipolla caramellata
Labneh** – yogurt colato con erbe e spezie
Falafel** – polpette di ceci
Basbousa – dolce di semolino
Burbara o Ashura – dolce di grano e frutta secca
Caffè al cardamomo
* Ad eccezione della Maqlouba, tutti i piatti sono vegetariani e vegani.
** Labneh e Falafel verranno preparati nella prima lezione, ma la degustazione avverrà in quella successiva per permettere la colatura dello yogurt e lasciare i ceci in ammollo per almeno 24 ore prima di essere frullati.