Una donna palestinese, accusata di voler accoltellare un soldato, è stata colpita da un poliziotto di frontiera a Hebron. A Qalandiya un 63enne è morto per l’inalazione dei gas lacrimogeni sparati dall’esercito. Poco dopo sulla Strada 60 un israeliano è stato ucciso da spari partiti da un’auto
AGGIORNAMENTI
ore 19 – HEBRON TOTALMENTE CHIUSA, NETANYAHU SOSPENDE IL TRASFERIMENTO DELLE TASSE ALL’ANP
L’esercito israeliano ha chiuso la città di Hebron, dopo il presunto attacco di questa mattina e l’uccisione di un colono sulla Strada 60 a sud della città. Due unità militari delle Brigate Golan sono state inviate in aggiunta alle migliaia di soldati già presenti ad Hebron. Intanto il premier israeliano Netanyahu ha annunciato l’intenzione di sospendere il trasferimento mensile delle tasse palestinesi (di proprietà dell’Autorità Nazionale Palestinese) al governo di Ramallah, accusandolo di incitare alla violenza e di “sostenere i terroristi e loro famiglie”. Ogni mese Tel Aviv, che raccoglie le tasse palestinesi doganali e commerciali per l’Anp, trasferisce circa 127 milioni di dollari.
ore 17.45 – DESTRA ULTRANAZIONALISTA: COSTRUIRE NUOVE COLONIE E ANNETTERE LA CISGIORDANIA
Dopo la giornata di violenze è tornata ad alzarsi la voce dei settori più ultranazionalisti del governo di destra israeliano, vicini ai movimenti dei coloni. Il primo a parlare è stato il ministro dell’Educazione e leader del partito Casa Ebraica, Naftali Bennett: “Costruiremo [unità abitative] a Sarona e Kiryat Arba, a Jaffa e Gerusalemme, a Itamar e Beer Sheva”. Il collega di partito e ministro dell’Agricoltura Uri Ariel ha promesso nuove colonie “oggi più che mai”, mentre il deputato di ultra-destra Yehuda Glick ha evocato l’annessione definitiva della Cisgiordania allo Stato di Israele.
ore 16.45 – ISRAELIANO UCCISO DA UN’AUTO IN CORSA
Un israeliano è stato ucciso questo pomeriggio da spari provenienti da un’automobile nella strada 60 che conduce alla colonia di Otniel, a sud di Hebron. I colpi, una ventina, hanno centrato l’auto su cui l’uomo viaggiava con la famiglia. La moglie e i due figli sono rimasti feriti. Secondo fonti israeliane, i responsabili non sono stati ancora individuati.
ore 14 – 63ENNE UCCISO A QALANDIYA
Questa mattina duri scontri sono esplosi al checkpoint di Qalandiya, tra Ramallah e Gerusalemme, tra forze armate israeliane e manifestanti palestinesi, che protestavano contro il divieto a chi ha meno di 40 anni di raggiungere Gerusalemme per pregare alla Spianata delle Moschee. I soldati hanno lanciato gas lacrimogeni che hanno ucciso un uomo di 63 anni, Mohammed Mustafa Habash di Nablus. Secondo testimoni, alle ambulanze palestinesi è stato impedito dall’esercito di soccorrerlo.
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della redazione
Roma, 1 luglio 2016, Nena News – Questa mattina una donna palestinese è stata uccisa nella città di Hebron, in Cisgiordania, dall’esercito israeliano dopo – dicono i militari – aver tentato un attacco con un coltello di fronte alla Moschea di Abramo. Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha detto che la donna è stata colpita dal fuoco di un poliziotto di frontiera dopo essersi avvicinata con il coltello a dei soldati.
Per ora non si hanno altro dettagli, ma le circostanze in cui il fatto è stato riportato sono simili a quelle che hanno caratterizzato gli ultimi mesi di violenze. In molti casi la presenza di foto e video pubblicati da passanti o attivisti ha dimostrato che i presunti attentatori non erano tali, ma sono stati comunque uccisi. Nei casi effettivi di attacco, i militari israeliani hanno sempre preferito aprire il fuoco piuttosto che tentare un arresto o solamente ferire l’aggressore per fermarlo, una pratica che ha sollevato le critiche di molti osservatori internazionali, dall’Onu alle organizzazioni per i diritti umani fino ad alcune personalità dell’esercito stesso.
Secondo i media israeliani si tratterebbe di Sara Hajaj, 27 anni, del villaggio di Bani Naim, la stessa comunità di provenienza del palestinese che ieri ha ucciso una giovane colona israeliana nell’insediamento di Kiryat Arba: un palestinese di 17 anni, Muhammad Nasser Tarayra, è entrato in una casa e ha accoltellato la 13enne Hallel Yaffa Ariel, uccidendola. Immediata è scattata la chiusura totale del villaggio di Bani Naim, a sud di Hebron, comunità di provenienza del giovane, forma di punizione collettiva vietata dal diritto internazionale: il padre di Tarayra è stato arrestato, mentre ingressi ed entrate al vilaggio venivano chiuse impedendo gli spostamenti a 20mila persone. Non è dato sapere quanto tempo Bani Naim resterà chiuso. Di certo c’è la richiesta del premier israeliano Netanyahu: demolire la casa dell’aggressore e cancellare i permessi di lavoro in Israele dei familiari.
Nelle stesse ore la polizia israeliana rendeva noto di aver arrestato un uomo considerato il complice del 40enne palestinese, Wail Abu Said, che ieri ha aggredito e ferito due israeliani nel mercato centrale di Netanya, città costiera israeliana, prima di venire ucciso dalla polizia. Il 30enne, originario di Jaffa, avrebbe accompagnato con la sua auto l’aggressore sul posto.
Si riaccendono così le tensioni nei Territori Occupati e nello Stato di Israele, mai cessate dal primo ottobre quando cominciò la cosiddetta “Intifada di Gerusalemme”e sempre riapparse in decenni di occupazione militare che hanno costretto la popolazione palestinese nel limbo dell’assenza di diritti, di una frustrazione permanente per il mancato miglioramento delle loro condizioni di vita di base. Così dal primo ottobre 2015 sono 220 i palestinesi uccisi, 33 gli israeliani. Nena News