Secondo uno studio del quotidiano israeliano, la violenza dei coloni e degli attivisti di destra israeliana è passata dai 140 “incidenti” del 2017 ai 482 dello scorso anno
della redazione
Roma, 7 gennaio 2018, Nena News – La violenza dei coloni e degli attivisti di destra israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania è triplicata lo scorso anno passando dai 140 “incidenti” registrati nel 2017 ai 482 del 2018 (dato di metà dicembre). A rivelarlo è un rapporto del quotidiano israeliano Haaretz. Oltre al pestaggio e al lancio di pietre, tra gli atti anti-palestinesi sono considerati anche le scritte razziste, i danni compiuti alle case e alle macchine e il taglio degli alberi (in particolar modo ulivi).
Questi episodi, osserva Haaretz, erano diminuiti drasticamente nel 2016 e 2017 rispetto agli anni precedenti per il maggiore controllo operato dalle autorità israeliane in seguito all’uccisione di Saad e Riham Dawabsha e del loro figlio di 18 mesi Ali. Un attacco barbaro (le vittime furono arse vive) compiuto dai coloni nel 2015 nel villaggio palestinese di Douma (Nablus). L’atto vile ed efferato ebbe ampia eco mediatica allora, costringendo le autorità israeliane a mostrarsi per un po’ (almeno apparentemente) più intransigenti nei confronti dei settler. Lo Shin Ben (Intelligence interna israeliana) arrestò infatti nei giorni e mesi successivi alcuni estremisti di destra che avevano partecipato o erano sospettati di aver preso parte alla violenza e istigazione contro i palestinesi. Secondo Haaretz, una serie di misure prese a quel tempo – detenzioni senza accuse, ordini di restrizione, la possibilità di interrogare i sospettati con metodi duri – contribuì ad abbassare il numero degli episodi di violenza contro i palestinesi. Tuttavia, continua il quotidiano, l’anno scorso, un po’ per il rilascio degli attivisti di destra e un po’ per la presenza di nuovi gruppi di giovani israeliani, gli anti anti-palestinesi sono aumentati. Violenza che, scrive il giornale liberal, è connessa al desiderio di vendetta degli israeliani per gli attacchi compiuti dai palestinesi. Si è registrato per esempio un aumento di violenze contro quest’ultimi dopo che lo scorso ottobre due israeliani sono stati uccisi nell’area industriale della colonia di Barkan. A pagare la ritorsione è stata soprattutto la palestinese Aisha al-Rabi che è stata uccisa dai coloni a colpi di pietra mentre viaggiava in macchina. Ieri la stampa israeliana ha riferito che cinque studenti di un seminario ebraico sono stati arrestati perché ritenuti responsabili del suo omicidio.
Molti attacchi contro i palestinesi sono stati registrati lo scorso mese nelle aree di Ramallah e Nablus (Cigiordania occupata). In particolare, nella zona vicina agli avamposti della Valle Shiloh e in quella in prossimità degli insediamenti israeliani di Yitzhar (Nablus) e Amona (Ramallah), quest’ultimo da poco evacuato dal governo israeliano.
Lo scorso mese nel villaggio di Yasuf (governatorato di Salfit), i residenti palestinesi si sono svegliati con i pneumatici di 24 macchine bucati e alcune scritte razziste in ebraico (“Morte agli arabi” tra le più diffuse) lasciate sulle loro abitazioni. Sono i cosiddetti “price-tag” (tag mechir in ebraico) ovvero gli atti di ritorsione (il “prezzo da pagare”) compiuti dagli attivisti di destra e coloni israeliani contro i palestinesi in risposta ad un attacco da parte di quest’ultimi. Citando ufficiali della difesa, Haaretz scrive che gli attivisti di destra più estremisti sono “i giovani delle colline”, molti dei quali vivono negli avamposti illegali della Cisgiordania e il cui numero è stimato intorno alle 300 unità. Un dato interessante è che la maggior parte dei responsabili delle violenze è giovanissima (tra i 15 e i 16 anni).
Che i price-tag contro i palestinesi siano un problema serio lo sa bene anche l’Onu che venerdì ha condannato come atto “assolutamente inaccettabile” il lancio di pietre contro il convoglio del premier palestinese Rami Hamdallah il giorno di Natale. Due delle guardie di sicurezza del primo ministro sono rimaste ferite a causa dell’aggressione. Nena News