dalla redazione
Roma, 10 febbraio 2014, Nena News – Nei territori palestinesi occupati, una colata di cemento “illegale” secondo le stesse autorità israeliane va di pari passo con quella “legale” autorizzata dal ministero dell’edilizia di Tel Aviv. Nonostante le rassicurazioni fatte qualche settimana fa dal ministro della Difesa Moshe Ya’alon sulla “tolleranza-zero” nei confronti delle costruzioni non autorizzate sulla terreni palestinesi privati. Non (ancora) soggetti, quindi, a esproprio. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz, smascherando le reali intenzioni delle autorità di Tel Aviv dietro alla lettera scritta da Ya’alon al procuratore generale Yehuda Weinstein.
“Tali costruzioni saranno trattate rapidamente e con decisione – aveva assicurato Ya’alon qualche settimana fa – e stiamo dedicando molte risorse a questo nel riconoscimento dell’ importanza dello Stato di diritto”. La missiva accompagnava la risposta dello Stato a una petizione dell’Alta Corte di Giustizia, in cui si stabiliva l’evacuazione delle case per coloni costruite su terre palestinesi private nell’avamposto non autorizzato di Amona, in Cisgiordania.
I proprietari terrieri palestinesi, rappresentati dal procuratore Michael Sfard, si erano appellati all’alta corte di Giustizia per ottenere lo smantellamento dell’avamposto. La corte aveva recentemente reiterato la sua decisione di procedere con l’evacuazione, con Weinstein che aveva annunciato, per il momento, lo smantellamento di un primo lotto di case: ma la parte palestinese si era appellata nuovamente contro quella che considerava “un’interpretazione limitata e parziale della sentenza dell’Alta Corte”. E lo Stato era stato accusato di oltraggio alla Corte.
Da quello che riporta Haaretz, invece, lo Stato non si è mosso di un millimetro nello smantellamento delle decine, se non centinaia, di avamposti non autorizzati: da Mitzpeh Asael nelle colline a sud di Hebron, a Itamar, nel nord della Cisgiordania, ci sono “chiari segni di costruzione”. Avvisi di demolizione sono stati affissi tra gli avamposti di Tekoa, Nofei Nehmia, Givat Avot e Havat Yair: eppure, gli ordini repentini di sfratto che i palestinesi ricevono quotidianamente, attuati dal giorno alla notte, per i coloni israeliani non valgono. Nonostante l’illegalità delle costruzioni. E nonostante la legge. Nena News.