E’ stato arrestato ad Ashkelon. Grazie alla sua abilità di hacker, per mesi ha alimentato il timore di una ondata di antisemitismo lanciando avvertimenti sulla presenza, risultata sempre inesistente, di ordigni esplosivi in luoghi pubblici, scuole e centri sociali
della redazione
Gerusalemme, 24 marzo, 2017, Nena News – C’è un israeliano ebreo di 19 anni, in possesso anche della cittadinanza anche americana, residente nella città di Ashkelon, nel sud di Israele, dietro mesi di allarmi-bomba contro le comunità ebraiche negli Stati Uniti e in altri Paesi riferite con ampio spazio dai media internazionali. La sua identità non è stata ancora rivelata. Si sa che è stato individuato grazie a una indagine condotta per mesi da Fbi, polizia israeliana e servizi di sicurezza di Australia, Nuova Zelanda e alcuni Paesi europei.
Il giovane israeliano aveva messo a punto nel proprio appartamento una rete di cinque computer e appoggiandosi al network Darknet e al soft Tor ha dissimulato l’origine delle sue telefonate minatorie. Grazie alla sua abilità di hacker per mesi ha alimentato il timore di una ondata di attacchi antisemiti lanciando avvertimenti sulla presenza, risultata sempre inesistente, di ordigni esplosivi in luoghi pubblici e centri sociali. E’ sospettato di aver avuto un ruolo di primo piano nei ripetuti allarmi bomba contro diversi centri della comunità ebraica americana, ben 150 dal 9 gennaio, e scuole frequentate da bambini ebrei. Le sue minacce nel 2015 avevano costretto un volo della Delta Airlines ad atterrare all’aeroporto più vicino. “Nel vostro centro c’è un ordigno con l’esplosivo C4 – aveva detto in un caso – molti ebrei saranno massacrati, molte teste voleranno”. Invece dietro quella lunga serie di avvertimenti non c’erano pericoli veri.
Le sue azioni hanno messo sotto pressione lo stesso presidente americano Donald Trump, accusato dalla comunità ebraica americana di non aver preso sul serio le minacce e di non aver condannato subito con forza la “nuova ondata di antisemitismo”.
Quando gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione, il 19enne israeliano ha cercato di impadronirsi della pistola di una poliziotta. Durante gli interrogatori e davanti al giudice ha taciuto. Il suo avvocato lo ha descritto come “mentalmente instabile”. Nena News