L’insediamento della Royal Navy rafforzerà il valore strategico del piccolo arcipelago, ma il progetto è considerato da alcuni incostituzionale e i costi peseranno sulle casse del regno

Il Ministro degli Esteri britannico Philip Hammond e il Ministro degli Esteri bahranita Shaikh Khalid Bin Ahmed Al Khalifa, Manama, Bahrain. Hasan Jamali. Photo AP
di Francesca La Bella
Roma, 14 novembre 2015, Nena News - All’inizio di novembre è stato annunciato l’avvio dei lavori della prima base militare permanente della Gran Bretagna nell’area del Golfo Persico dopo più di 40 anni dalla cessione dell’ultima base britannica agli Stati Uniti. Il luogo prescelto per la costruzione è Mina Salman, area portuale della capitale del Bahrein, già sede della Royal Navy britannica prima del 1971. A partire dall’autunno del 2016, data prevista per la conclusione dell’opera, al fianco del Comando Generale delle Forze Navali e della Quinta Flotta statunitensi, il grande porto di Manama, accoglierà, dunque, il più grande avamposto navale di Londra al di fuori dei confini britannici. La nuova base dovrebbe, infatti, ospitare sia la nuova portaerei Queen Elizabeth sia il cacciatorpediniere Type 45 oltre a numerose fregate e navi per lo sminamento. Si stima che la costruzione avrà un costo di circa 23 mln di dollari (19 mln di euro) e, secondo le parole del ministro degli Esteri britannico Philip Hammond, rappresentante di Londra alla cerimonia di inaugurazione dei lavori, la nuova base sarà il simbolo di un duraturo impegno del Regno Unito per la sicurezza del Golfo.
L’accordo per l’insediamento della Royal Navy sulle coste bahreinite è della fine dello scorso anno e si innesta in un processo di avvicinamento tra Manama e Londra dovuto al comune interesse di monitoraggio dell’evoluzione della situazione di instabilità dell’area. Nonostante l’adesione della Gran Bretagna alla dichiarazione congiunta esposta alla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite a settembre nella quale si evidenziavano le mancanze del governo bahreinita nella garanzia dei diritti umani all’interno del Regno, il percorso di re-insediamento militare britannico in Bahrein non ha incontrato ostacoli significativi.
In questo senso bisogna leggere le parole del ministro degli Esteri bahreinita, Shaikh Khalid Bin Ahmed Al Khalifa, e del parlamentare conservatore britannico Alan Duncan, in visita in Bahrein a fine ottobre in occasione del summit di sicurezza regionale Manama Dialogue. Durante le celebrazioni per l’inaugurazione dei lavori Shaikh Khalid avrebbe, a tal proposito, evidenziato l’esistenza di forti legami di cooperazione tra i due Paesi in molti settori oltre a sottolineare il ruolo primario del Regno Unito nella tutela della sicurezza e della stabilità nella regione. Solo pochi giorni prima, il parlamentare britannico aveva, invece, espresso la sua ammirazione per l’impegno di Manama a favore della stabilità regionale e dello sviluppo interno. Evidenziando l’importanza del percorso comune intrapreso dai due Paesi, Duncan, aveva, inoltre, elogiato le riforme, considerate parziali ed insufficienti sia dalle opposizioni interne sia dalle organizzazioni internazionali, intraprese da Manama nel campo dei diritti civili.
Se la relazione tra Gran Bretagna e Bahrein sembra essere molto solida e supportata da buoni rapporti diplomatici nonostante la perdurante condizione di instabilità del Paese a causa delle proteste delle opposizioni in generale e della popolazione sciita in particolare e la massiccia repressione del governo, alcune problematiche relative al progetto sorgono qualora si guardi ai risvolti nazionali dello stesso. In primo luogo la quasi totalità dei 23mln di dollari necessari alla costruzione della base sarà finanziata dalla famiglia reale bahreinita, con il conseguente impatto sulle casse statali. Alcuni attivisti, inoltre, sottolineano l’incostituzionalità del progetto. Secondo le dichiarazioni di Jawad Fairooz, ex-parlamentare bahreinita in esilio, in base all’articolo 37.2 della Costituzione del Bahrein, i trattati internazionali relativi alla gestione del territorio statale, delle risorse naturali o dei diritti di sovranità devono essere ratificati con legge parlamentare, e non approvati con decreto regio. Sempre secondo Fairooz, il parlamento del Bahrein non sarebbe, però, ancora stato consultato in merito al progetto.
Bisogna, infine, sottolineare come l’insediamento della Royal Navy in territorio bahreinita, rafforzerà il valore strategico del Bahrein come avamposto delle forze occidentali nell’area e come questo potrebbe, da un lato, incrementare la legittimità di un governo indebolito dalle pressioni interne ed esterne e, dall’altro, collocare Manama ancor più strettamente al fianco di Riad e in contrapposizione con Teheran. Nena News
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