Il monarca ha ratificato la legge che non permette la candidatura ai membri e i leader dei partiti sciolti in questi anni perché critici del regime, lo sciita al-Wefaq e il laico socialista Waad
della redazione
Roma, 12 giugno 2018, Nena News – Non cessa la repressione istituzionalizzata delle opposizioni politiche in Bahrain. Arresti di centinaia attivisti, revoche della cittadinanza, assedi delle città sciite, messa al bando di partiti e chiusura di giornali ieri hanno visto aggiungersi un nuovo capitolo: re Hamad ha ratificato la legge sull’esercizio dei diritti politici (sic) che esclude i membri dei partiti di opposizione dissolti dal correre alle elezioni previste per il prossimo ottobre.
La legge proibisce “ai leader e ai membri delle associazioni politiche dissolte per aver violato le leggi e la costituzione del regno” di candidarsi alle elezioni parlamentari. Esclusi anche i condannati per tradimento e “chi ha intenzionalmente danneggiato il processo costituzionale e parlamentare”. Nella pratica i tanti politici e attivisti condannati in questi anni per la loro attività politica di dissenso.
Tra i partiti nel mirino ci sono al-Wefaq, formazione sciita di opposizione, e il partito laico Waad, Società di Azione nazionale democratica. Tutti accusati dello stesso “reato”, tradimento e attività terroristiche per conto del nemico sunnita per eccellenza, l’Iran, spauracchio che ha “giustificato” la durissima repressione – via Arabia Saudita – della primavera bahrainita del 2011.
Poche settimane fa una corte di appello aveva confermato i cinque anni di prigione per il noto difensore dei diritti umani Nabeel Rajab, arrestato per tweet critici verso l’operazione militare saudita in Yemen a cui il Bahrain prende parte. Una condanna arrivata a febbraio mentre Rajab si trovava già in prigione dove sconta una pena per dichiarazioni “false e maliziose” contro le autorità nazionali: in un’intervista del 2015 aveva denunciato le torture a cui sono sottoposti i prigionieri politici in carcere.
Vietato dissentire, la repressione è senza freni e mette a tacere ogni voce critica. Esattamente un anno fa Manama aveva chiuso “fino a ulteriore avviso” il quotidiano al-Wasat, l’unico media indipendente del paese dopo un articolo sulle proteste all’epoca in corso nel Rif marocchino. Per le autorità bahrainite un’offesa a un paese arabo fratello. L’ennesima chiusura: dalla rivoluzione della Perla, nella primavera 2011, il quotidiano era stato chiuso tre volte.
Una settimana prima, a maggio 2017, ad essere sciolto era stato il partito Waad, laico e socialista, a cui le autorità hanno confiscato tutti i beni con l’accusa di sostegno al terrorismo. Anche qui non una novità: dalla sua fondazione, negli anni Sessanta, il partito è stato più volte target di dure repressioni nonostante la politica di opposizione non violenta sempre professata. Un anno prima, nel 2016, stessa sorte era toccata allo sciita al-Wefaq. Nena News