La ricostruzione tortuosa o omissiva dei motivi del “no” dell’Argentina all’amichevole in Israele prima dei Mondiali fatta dalla stampa italiana
di Flavia Lepre
Roma, 21 giugno 2018, Nena News - “Ha perso lo sport” sentenzia l’ambasciatore israeliano a Roma citato nell’Ansa del 7 giugno sull’annullamento da parte della nazionale Argentina dell’amichevole di calcio prevista contro Israele una settimana prima dei Mondiali di Russia. Per il diplomatico avrebbe vinto la paura delle “minacce dei rappresentanti palestinesi e degli attivisti per il boicottaggio contro lo Stato d’Israele”. Sul Corriere dello Sport sono presentate le medesime motivazioni della cancellazione: “L’ultimo test prima del Mondiale, in programma a Gerusalemme, cancellato per le minacce della Federcalcio palestinese” recita il catenaccio dell’articolo del 6 giugno. Anche Rai Sport titola: “Minacce a Messi: Israele-Argentina annullata”. E prosegue: “L’incontro era previsto per sabato”. ”L’Ambasciata d’Israele si rammarica di comunicare la sospensione della partita tra Israele e Argentina”, si legge in una nota in cui si fa riferimento a “minacce e provocazioni” contro il capitano dell’Argentina Messi.’
Concorde con altri giornali italiani, l’Ambasciatore Sachs su Italia Israele Today del 7 giugno riferisce il contenuto delle “minacce” palestinesi: “Imbrattare di sangue le divise della nazionale argentina, lanciare una campagna intimidatoria nei confronti del simbolo del calcio Leonel Messi chiedendo alla popolazione araba mondiale di incendiare la sua maglia, alla vigilia di quella che sarebbe dovuta essere una festa per il calcio, rappresentano un intervento a gamba tesa dell’estremismo palestinese che merita il cartellino rosso da parte dell’intera comunità calcistica e sportiva mondiale”. Parole ed omissioni dal forte impatto drammatico e dalle suggestioni inquietanti. Ma il sangue con cui “imbrattare le divise della nazionale argentina’ non è minaccia, bensì “denuncia”. Lo si comprende dall’articolo del Corriere. “Di sicuro hanno influito quelle magliette a righe biancoazzurre macchiate di vernice rossa a simboleggiare il sangue dei palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza. A centinaia le hanno innalzate martedì, mentre sul campo di Barcellona gli argentini si allenavano.” Quindi la vernice rossa addita il passato-presente, non il futuro, non Messi ma i Palestinesi! A furia di negarne l’esistenza, è possibile stravolgere completamente una comunicazione che li abbia come contenuto ed il cui messaggio è una denuncia con richiesta d’aiuto, non una minaccia!
Pur volendo seguire sulla linea delle “minacce palestinesi”, è difficile includervi i cartelloni di cui ci parla l’articolo de La Stampa: “In Cisgiordania sono apparsi enormi poster che esortavano Messi a non partecipare per non essere ‘complice dell’occupazione’ con la scritta ‘Gerusalemme è la capitale della Palestina’».
L’informazione riceve un completamento, che ne corregge il senso, anche se per un aspetto depista, dalla lettura de La Stampa, anch’essa cita una fonte israeliana ufficiale, la ministra dello sport. «Da quando hanno annunciato che avrebbero giocato in Israele – ha specificato Miri Regev – gruppi terroristici hanno inoltrato ai giocatori della nazionale argentina e ai loro congiunti messaggi e lettere, includendo chiare minacce che avrebbero colpito loro e le loro famiglie». Le minacce di morte, secondo la ministra israeliana verrebbero da “terroristi”.
Contrariamente al collegamento causale proposto da Regev, non dopo il 22 maggio quando è comunicata la decisione unilaterale israeliana dello spostamento della partita da quello di Haifa allo stadio di Gerusalemme, bensì ad ottobre dello scorso anno e nel mese di marzo si rintracciano minacce, quelle sì sono tali, dell’Isis a Messi. Non solo a lui, ma anche a Ronaldo e Neymar. Secondo l’iconografia truculenta dell’Isis sono minacce di morte. “Messi ostaggio dell’Isis a Mosca: minacce terroristiche sui Mondiali 2018″ titola Il Mattino del 20 marzo scorso. “L’Isis ha più volte minacciato il Campionato mondiale che si terrà in Russia questa estate, come reazione agli attacchi aerei russi in Siria. Gli esperti credono che un attacco a Mosca durante il Campionato sia altamente probabile”. La minaccia a Messi, ed a Neymar e Ronaldo, ha come destinatario la Russia e come emittente l’Isis ed anche il movente è tutt’un altro. I Palestinesi non c’entrano proprio.
La strumentalizzazione politica è denunciata subito anche da personalità israeliane. L’editoriale del quotidiano israeliano Haaretz del 7 giugno titola “Il ministro della cultura ha rovinato la festa” e prosegue “La cancellazione argentina della partita con Israele è un duro colpo per gli sforzi delle relazioni pubbliche israeliane, che hanno tentato giorno dopo giorno per sfocare che Gerusalemme è al centro del conflitto con i Palestinesi”. Si riferisce alla forzatura di spostare a Gerusalemme la partita, dopo ch’era stata fissata ad Haifa.
Tuttosport lo stesso giorno riporta l’allarme del quotidiano sportivo argentino Olé: “Vogliono farci fuori”, la Comtec, incaricata di organizzare l’amichevole annullata, chiede alla Fifa ‘di escludere la Selección da Russia 2018 per “discriminazione religiosa” ‘. Quindi la Fifa annuncia “decisioni disciplinari” contro Rajoub pronosticate dall’Ambasciatore. Nena News